SIMONA BALLATORE
Cultura e Spettacoli

Ivan Cotroneo e “La vita che volevi” su Netflix: “Raccontare il mondo trans è rivoluzionario”

Il regista ha presentato il suo ultimo lavoro in uscita sul colosso dello streaming: “Senza Netflix in Italia non ci sarebbe stato spazio per questa storia”

Ivan Cotroneo e Vittoria Schisano

Ivan Cotroneo e Vittoria Schisano

MILANO – “Rappresentare chi non viene mai raccontato è un atto politico: dà cittadinanza, è dirompente". Ivan Cotroneo ne ha fatto una missione, dai romanzi al cinema, fino all’ultima serie tivù Netflix, La vita che volevi, che ha scritto e diretto e che ieri ha presentato all’università Iulm di Milano insieme alla protagonista, Vittoria Schisano.

Dal concepimento all’uscita della serie, il 29 maggio, sono trascorsi quattro anni: è cambiato il mondo?

"Quando io e Monica Rametta abbiamo cominciato a scriverla pensavamo a una storia senza tempo: il desiderio era quello di avere una protagonista “Amab“ (Assigned Male At Birth) e di raccontare di genitorialità, amicizia, amore e rinascita, non certo di ’cronaca’. Gloria non è un’attivista ma una donna transgender perfettamente integrata nell’ambiente. In questi anni però è cambiato il Paese e questo ha reso, in qualche modo, la lettura della storia differente".

In che senso?

"In questi quattro anni non c’è stata un’altra protagonista trans: Gloria è un unicum. La situazione non si è sbloccata, ma sono state prese decisioni che hanno reso il personaggio, volente o nolente, più politicizzato. Abbiamo cominciato con il parere della Corte Costituzionale secondo cui per ottenere un cambio di nome non era obbligatoria una transizione completa e siamo finiti con il ministro della Famiglia che dice che “o si è maschi o si è femmine“, come se tutto il resto andasse eliminato, convertito. C’è la percezione di una compressione di diritti che consideravamo acquisiti e credo che, senza Netflix, ci sarebbe stato poco spazio in Italia per una storia così".

Perché è così urgente?

"Abbiamo cercato chiavi di racconto diverse da quelle utilizzate finora per le donne transgender, tra ospedalizzazione e sex worker. La nostra è una storia bella, di crescita: Gloria è una donna e basta".

Vittoria Schisano, in un’intervista su Qn, ha detto che è rimasta “incollata“ al set e al personaggio. È stato totalizzante anche per lei?

"Il risveglio dal mondo che abbiamo creato è stato un po’ difficile per tutti: perché è stato un set felicissimo, ma anche perché abbiamo aperto gli occhi sulle barriere".

Ha voluto presentare Gloria alla Iulm, dove è anche prof .

"Mi piace insegnare, ho un laboratorio qui: invito a scrivere, a cercare di dare legittimità a quello che si vuole esprimere, portandolo sulla carta e sullo schermo. Dobbiamo ricordarci che c’è una sorta di auto-censura: pensiamo che il mondo che vediamo raccontato sia l’unico possibile da raccontare. Non è così. Parliamo alle nuove generazioni: sono più libere del mondo che stiamo loro lasciando".

Su quali personaggi invisibili lavorerà ora Cotroneo?

"Ci sono tanti modi di raccontare nella quotidianità personaggi femminili, per troppi anni relegati a essere “mogli di“. Su disabilità e malattia sussistono tabù. Serve uno sguardo lontano dai cliché, una fotografia del mondo che attraversiamo: anche le famiglie, nella loro diversità, non sono raccontate, ancor meno i gruppi familiari, come ci ha mostrato Michela Murgia".

È la vita che voleva, Ivan?

"Se penso a quello che non è possibile modificare, che dipende da altri, dal passare del tempo o da malattie incontrollabili, non è tutto quello che avrei voluto. Ma volevo raccontare storie attraverso personaggi di finzione perché quelli che ho incontrato io, nella letteratura o al cinema, sono stati fondamentali, non solo per il lavoro. Credo nel potere delle storie. Quindi, sì: è questa la vita che volevo".