Roby Facchinetti parte col suo tour: "I Pooh in concerto? Mai senza Stefano D'Orazio"

Intervista a Facchinetti che stasera vara al Donizetti di Bergamo il tour teatrale con orchestra atteso pure al Lirico di Milano il 29 marzo e al Sociale di Mantova il 7 aprile

Roby Facchinetti

Roby Facchinetti

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"Nell’estate 2022, per orgoglio, i Pooh avrebbero potuto anche pensare di tornare assieme suonando all’Olimpico e a San Siro, dopo aver pubblicato un nuovo album, per dimostrare che il tempo e la pandemia non erano riusciti a scalfire la loro creatività, ma Stefano (D’Orazio) non c’è più e, senza di lui, tutto si sarebbe ridotto ad una bieca operazione commerciale" ammette Roby Facchinetti, che stasera vara al Donizetti di Bergamo il tour teatrale con orchestra atteso pure al Lirico di Milano il 29 marzo e al Sociale di Mantova il 7 aprile. "Credo che agli occhi della gente abbiamo sempre rappresentato un bell’esempio di amicizia, rispetto, condivisione, e che cadere in certe tentazioni intaccherebbe questo nostro modo di essere. È grazie a quell’esempio che sei anni fa l’annuncio al mondo dell’ultimo tour, dell’ultima fotografia assieme sul palco, ha generato un’onda emotiva condivisa da oltre 550mila spettatori. Dopo la perdita di Stefano pretendere di andare avanti ancora sarebbe ingiusto".

Ora è il momento di “Symphony”, l’album orchestrale che a teatro riproporrà al fianco della Ritmico Sinfonica Young Orchestra diretta dal maestro Diego Basso e alle voci del Coro Pop Art Voice Academy.

"Il progetto è nato per essere portato in giro e regalare al pubblico un bagno di emozioni. Non m’ero mai trovato da solo sul palco con 40 musicisti di 18-25 anni e dieci coristi come avviene in questo tour. L’intento del concerto, come del disco, è quello di dare una nuova veste, un nuovo percorso, una nuova vita a classici della mia storia integrandoli con alcuni inediti".

Dove sta il “plus“ dell’operazione?

"Qualsiasi brano in questa dimensione diventa bello, importante, perché l’orchestra aggiunge al tema originario un’altra dimensione. Anche se, quando vai a toccare dei classici, devi farlo con sensibilità. In ‘Symphony’ credo di esserci riuscito".

Nei giorni scorsi postando su Instagram una foto di suo padre, reduce nel ’43 della campagna di Russia, ha definito la guerra un’assurdità dolorosa.

"Davanti alla tv stiamo vivendo da tre settimane in diretta una guerra incomprensibile e devastante. La preoccupazione è veramente tanta. E la musica è ancora la miglior medicina per curare questa nostra umanità offesa alleggerendo, per quanto possibile, l’enorme pesantezza del momento".

L’ultimo lavoro con D’Orazio è stata un’opera improntata sul “Parsifal”.

"È un’opera enorme, potente, piena di significati e di emozione. Proprio in questi giorni abbiamo tenuto due audizioni a Roma e a Milano per la scelta del cast. Debutteremo a Milano, sul palco degli Arcimboldi nella primavera 2023".