GRAZIA LISSI
Cultura e Spettacoli

Una serata-simbolo al Lazzaretto: "Porto di nuovo il pubblico ai concerti"

Francesco Micheli, direttore artistico del Festival Donizetti Opera di Bergamo: l’arte ci aiuta a stare meglio

Francesco Micheli

Milano, 22 agosto 2020 - Versatile e talentuoso, Francesco Micheli ha una capacità personalissima di dialogare con il pubblico e gli artisti che, non a caso, lo amano. Regista teatrale, autore e conduttore televisivo, collabora con Sky Classica, Sky Arte e Rai 1, è direttore artistico del Festival Donizetti Opera di Bergamo. Per la città, la stessa che diede i natali al compositore, l’artista è in scena stasera nell’antico spazio del Lazzaretto con lo spettacolo “Nel cuore di Gaetano”, ore 21.30. Con lui tre star del belcanto: il soprano Carmela Remigio, il baritono Paolo Bordogna, il basso Alex Esposito, al pianoforte il maestro Sem Cerritelli. (biglietti 7 euro, acquistabili online su www.vivaticket.it). 

Com’è riuscito a portare nuovamente il pubblico ai concerti?  «L’arte ha una funzione vitale, ci aiuta a stare meglio; fra le tante forme artistiche il melodramma scava nei sentimenti profondi, inenarrabili e li fa “cantare”. Pochi compositori, come Donizetti, hanno saputo dare spazio alle pulsioni emotive più contrastate; abbiamo unito le forze dei vari soggetti culturali per portare un balsamo all’animo, oggi più ferito di quanto lo è stato il corpo mesi fa. Il Paese è indebolito dalla paralisi dei flussi turistici internazionali, è giusto e importante rivolgerci al nostro pubblico, al territorio». 

Perché per lo spettacolo-concerto avete scelto un luogo come il Lazzaretto?  «Quest’anno si è rotta la bolla che ci eravamo creati, convinti che l’uomo avesse sconfitto i virus nel XX secolo. Abbiamo scelto il Lazzaretto perché nel 1630 accolse gli appestati, poi i grandi feriti; nel 1835 quando “Lucia di Lamermoor” di Donizetti debuttò a Napoli, Bergamo è vessata dal colera. Lo stesso Donizetti vive la malattia, contrae la sifilide da giovane, si sposa senza saperlo, contagia moglie e bambini, lui stesso morirà in manicomio a 51 anni. Il compositore conosce la corruttibilità fisica dell’uomo, nella sua musica amore e odio. Donizetti è contemporaneo. L’ho scoperto lontano da Bergamo quando mi sono trasferito a Milano per frequentare l’Università, la Scuola Civica Grassi e ho iniziato a studiarlo».

Cosa le ha dato a Milano? «Sono arrivato all’inizio anni Novanta, durante tangentopoli, mi è sembrata buia e triste poi ho scoperto i teatri, la Scala, la Società del Quartetto nonostante in quel periodo la politica stava mostrando il peggio, Milano continuava a darsi da fare, laboriosa e coesa. È attenta ai giovani, allora era molto aperta, non è stato difficile iniziare il mio lavoro. Mi sono accostato alla città da provinciale, con sussiego e ho trovato accoglienza». 

Oggi dove vive? «All’Isola. Ci sono arrivato per caso, l’ho vista sbocciare; ha luoghi culturali come il Nord-Est, la Pergola. Anni fa era quartiere malfamato, oggi c’è la dolce vita e si trovano ancora degli artigiani».