Eugenio Finardi, musica ribelle per sempre in concerto al Parco Tittoni

Con il suo repertorio dopo un tour in Cina al Parco Tittoni di Desio di ANDREA SPINELLI

Finardi è appena rientrato dalla Cina dove ha suonato a Pechino, Hefei e Shangai Un lungo tour che lo ha reso felice e gli ha fornito molti spunti

Desio (Monza e Brianza), 11 giugno 2016 - Stop, macchina indietro. Per festeggiare i quarant’anni del suo album più popolare e amato, Eugenio Finardi questa sera riavvolge al Parco Tittoni di Desio la pellicola di “Sugo” partendo dalla fine. Da quella “La paura del domani” che chiudeva quei 38 minuti e mezzo di rabbia e sincerità per ripercorrere il disco a ritroso, canzone dopo canzone, fino a “Musica ribelle”. “Il motivo di questa scelta sta nel fatto che quel domani cantato nel pezzo è frattanto arrivato; ed è molto diverso da come ce l’eravamo immaginato allora” spiega l’autore de “La radio”, 63 anni. “La mia è stata probabilmente l’ultima generazione ad avere un’idea di futuro, di giustizia e di benessere collettivo; sognavamo di cambiare il mondo, mentre i ragazzi d’oggi temono i cambiamenti del mondo. Viviamo, infatti, in un’epoca crudele, in cui vengono violentati i diritti e la dignità, in cui vengono calpestati il futuro e la speranza. Si è dissolto completamente il patto sociale che legava, con un minimo di decenza, chi ha tutto e chi niente, e oggi 70 milioni di persone possiedono più ricchezze degli altri 7 miliardi e mezzo di abitanti del pianeta con conseguenze spesso inimmaginabili”.

“Sugo” arriva nella seconda parte dello show di Finardi; la prima è focalizzata, infatti, su canzoni fondamentali del suo percorso che non può non suonare. “Ad accompagnarmi c’è una band di ragazzi bravissimi, di cui anagraficamente potrei essere padre, che portano l’energia giovanile che era ingrediente fondamentale di Sugo, intitolato così perché alle mie orecchie amalgamava sapori diversi per condire una nuova idea di rock italiano. In questi mesi ho ritrovato i vecchi nastri multitraccia del disco, che mi hanno permesso di ricostruire passo passo il processo di registrazione”.

Di tempo ne è passato tanto. “Sinceramente, se non ne avessi la speranza che c’è ancora bisogno di ribellione smetterei di comporre e di suonare” ammette il cantautore. “Penso di aver ripreso da mio padre, che se n’è andato a 94 anni ancora curioso di novità, smanioso di veder progredire il mondo. Per questo credo che la ribellione debba essere innanzitutto culturale e portarci a non accettare supinamente tutte le verità dei mass media. In questo l’Italia ha davanti ancora molta strada da fare. Qualcosa sta però cambiando, anche se lentamente, forse troppo lentamente”. Finardi è appena rientrato dalla Cina, dove la settimana scorsa ha suonato a Shanghai, Hefei e Pechino. “Ogni tanto qualcuno mi chiede quanti chilometri ho percorso in questi miei 40 anni di musica ribelle. Non saprei calcolarli con esattezza, ma di sicuro sono diverse centinaia di migliaia. Eppure non avrei mai pensato di arrivare a suonare a 10.000 km di distanza dal mio paese. È stato esaltante portare l’esperienza e i contenuti della scuola cantautorale italiana in Cina e raccontare ai ragazzi di laggiù come la canzone d’autore abbia aiutato la crescita sentimentale e civile di generazioni di italiani. Soprattutto ora che anche tra i giovani cinesi sta crescendo - grazie ad autori come Zhang Chu, che mi ha voluto sul palco con lui - la stessa sensibilità verso contenuti più profondi rispetto a quelli offerti pure a certe latitudini dalla musica di consumo”. Desio. Parco Tittoni, via G-M. Lampugnani 66 ore 21,30