
La Camerata Polifonica Viterbese 'Zeno Scipioni'
Milano, 14 luglio 2016 - Altissimo onnipotente bon Signore... Incipit delle Laudes Creaturarum, tutte le creature, non solo gli uomini, anche il sole, le stelle, l’acqua, il vento, la morte... Un inno d’amore che inaugura le antologie della letteratura italiana, composte da san Francesco nel 1224. Versetti prosastici di tipo biblico, legati da assonanze. L’autore ne fece anche un canto, insegnando la melodia ai compagni. Ma si è persa. Sul codice più antico che riporta le Laudes, il 338 della Biblioteca d’Assisi, certi spazi probabilmente erano per le note.
Questa sera, alle 21, nel Duomo di Milano, un concerto restituirà l’armonia perduta: "Cum grande humilitate". L’ultimo verso - Laudate et benedicete mi’ Signore et ringratiate et serviateli cum grande humilitate - dà il titolo all’evento che fa riflettere sull’enciclica "Laudato sì" di Papa Francesco, sulla sfida urgente di proteggere la casa comune, il pianeta. Cercando soluzioni concrete alla crisi ambientale, tutti collaborando per la cura della creazione, ognuno con la propria cultura ed esperienza, iniziative e capacità.
In prima assoluta, una Cantata per voce solista, coro, pianoforte e percussioni dal Cantico delle Creature. Musiche originali di Cinzia Gangarella. Che spiega: "Nella scelta delle percussioni, ho voluto richiamare il senso di comunione tra le genti molto esplicito nel Cantico, coinvolgendo strumenti di ogni parte del mondo: i Timpani europei, il Djembè africano, le Tabla indiane, la Darabuka araba, la Campana tibetana, il Bastone della Pioggia idiofono di origine sudamericana, e anche un loop elettronico di percussione industriale. Per la parte vocale mi è sembrato giusto che a restituire l’universalità francescana fosse una sola voce (Ottavia Fusco, anche ideatrice del progetto n.d.r.), affiancata dalla indispensabile coralità delle Creature affidata a un Coro (Camerata Polifonica Viterbese Zeno Scipioni, Ensemble vocale il Contrappunto). Nella scrittura musicale, ho tenuto molto a non limitarmi, come spesso accade, ad un’immagine di san Francesco edulcorata e mielosa, per me sbagliata e riduttiva".
Sarà perciò una melodia senza fronzoli e virtuosismi, piana e ostinata. E l’ultimo verso, titolo del lavoro, sarà ripetuto nelle dieci lingue attualmente più parlate: inglese, spagnolo, arabo, ebraico, francese, russo, cinese, italiano, portoghese, hindi. Undicesima lingua, quella originale. A introduzione della serata, Philippe Daverio riflette sull’attualità dell’immagine di san Francesco comunicata dall’arte.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti.