Il disco in vinile vende più del cd. E a comprare sono i giovani

Dal rock al trap: le vendite dei 33 giri sono cresciute del 750% negli ultimo decennio. Ecco la terza puntata di "Dieci", il prodotto multimediale de Il Giorno

Il disco in vinile nasce nel 1948 negli Stati Uniti

Il disco in vinile nasce nel 1948 negli Stati Uniti

Questa è la terza puntata del nostro nuovo format multimediale, Dieci. Ogni settimana un argomento raccontato con testi, foto, video e infografiche. Perché Dieci? Perché ogni storia è composta da dieci pagine. L'informazione semplice, ma spiegata bene

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La notizia obbliga a un viaggio nel tempo. La classifica degli Lp più venduti vedeva in testa Antonello Venditti con "Benvenuti in paradiso", Marco Masini con "Malinconoia", i Rem con "Out of Time". Seguiti da Sting, Queen, Dire Straits, Gino Paoli. "Quattro amici al bar", ricordate? Era il 1991, niente telefonini né posta elettronica. Ancora pochi mesi e i dischi in vinile avrebbero ceduto il passo agli album in cd, destinati a trasformare i 33 giri in oggetti da antiquariato. Ora, favorita dall’exploit della musica in streaming, la rivincita: per la prima volta da trent’anni il vinile supera il cd nelle vendite dei dischi. Nei primi tre mesi del 2021, segnala la Fimi (Federazione industria musicale italiana), il vinile è cresciuto del 121 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020, generando più ricavi del cd, che segna invece un calo del 6 per cento.

"Certo le vendite degli album oggi non sono paragonabili a quelle del 1991, quando un disco di successo superava il milione di copie - precisa Enzo Mazza, numero uno della Fimi - ma è un fatto che la musica in streaming, che oggi assorbe l’80 per cento del mercato, ha restituito valore al disco, con quell’aura vintage oggi molto di moda fra i ragazzi". Gue Pequeno, Madame, Maneskin gli artisti che in Italia nell’ultima settimana hanno venduto di più con i 33 giri. Ma nella classifica annuale al primo posto domina ancora "The Dark Side Of The Moon" dei Pink Floyd, anno di pubblicazione 1973. "Gli album storici - osserva Mazza - hanno un fascino che va al di là dell’età. Sono dischi iconici, ricercati dagli aficionados come dai più giovani. I ragazzi della Generazione Z acquistano il vinile perché trovano in questo prodotto qualcosa di esclusivo".

L’opposto di quanto avveniva a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta, quando la novità del cd - uscito nel 1983 - sembrava condannare a morte il 33 giri, negli Usa archiviato già nel 1987. Nessun rumore di fondo, nessun graffio a compromettere la qualità dell’ascolto, fino a 74 minuti di musica in un solo album: impossibile resistere, all’epoca, alle ammalianti sirene del cd. Poi il paradosso: mentre le major puntavano al superaudio cd e al dvd audio, la rivoluzione dell’mp3 li azzoppava sul nascere. Di lì a poco, il risveglio del vinile. L’eterna forza del fisico sul virtuale. Il rito dell’ascolto lento, davanti al piatto che gira.

"Nel 2015 i primi risultati importanti, negli ultimi due anni la svolta", racconta Alessandro Cutolo, titolare della Elettroformati, la fabbrica artigiana che a Milano sforna 50.000 vinili al mese, il 60 per cento novità e il resto classici del catalogo. "Ogni copia di ogni singolo disco - spiega - richiede un ciclo di 27 secondi di lavorazione. Non è una replicazione ma un pressaggio. Significa che ogni copia viene controllata a mano, singolarmente, e manualmente imbustata. Se lo facesse una macchina, righerebbe i dischi". La complessità della lavorazione è l’unico freno a quest’espansione. La richiesta di 33 giri per il 2021 è di 300 milioni di pezzi, ma la capacità produttiva si ferma a 180 milioni. "I nostri ordini vengono soddisfatti dopo un’attesa di almeno venti settimane", sottolinea Massimo Battaglia, direttore commerciale della Universal Music Italia. "Il ritorno del vinile - continua - non è più solo legato a una nicchia di appassionati. Questo ci ha convinto a ristampare i classici del catalogo con un’attenzione diversa. Puntando cioè a una maggiore qualità. Quindi stampe in vinile a 180 grammi, ricorso ai master analogici originali rimasti custoditi in archivio per quaranta o cinquant’anni, confezioni fedeli alla grafica e alle copertine originali dell’epoca".

Un tuffo nel passato che piace ai nostalgici, ma anche a fasce di pubblico a cui i discografici non avevano pensato. "La vera sorpresa - confessa Battaglia - sono le ragazze, che rappresentano il 35 per cento di chi oggi acquista vinili. Li comprano soprattutto per fare un regalo, visto che gli Lp sono oggetti che colpiscono l’immaginario e rimandano a titoli e periodi cult". C’è anche chi li colleziona senza ascoltarli e chi li ascolta sicuro che suonino meglio delle copie in cd. "In realtà il vinile non è superiore - chiarisce Cutolo - semplicemente, suona diverso: una lettura meccanica dell’audio contro una decodifica del codice binario. La lettura meccanica affidata al giradischi assicura calore alla trasmissione del suono; l’altra dipende molto dalla qualità dei convertitori del lettore cd". La sfida è ancora aperta.