Questa è la terza puntata del nostro nuovo format multimediale, Dieci. Ogni settimana un argomento raccontato con testi, foto, video e infografiche. Perché Dieci? Perché ogni storia è composta da dieci pagine. L'informazione semplice, ma spiegata bene.
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La notizia obbliga a un viaggio nel tempo. La classifica degli Lp più venduti vedeva in testa Antonello Venditti con "Benvenuti in paradiso", Marco Masini con "Malinconoia", i Rem con "Out of Time". Seguiti da Sting, Queen, Dire Straits, Gino Paoli. "Quattro amici al bar", ricordate? Era il 1991, niente telefonini né posta elettronica. Ancora pochi mesi e i dischi in vinile avrebbero ceduto il passo agli album in cd, destinati a trasformare i 33 giri in oggetti da antiquariato. Ora, favorita dall’exploit della musica in streaming, la rivincita: per la prima volta da trent’anni il vinile supera il cd nelle vendite dei dischi. Nei primi tre mesi del 2021, segnala la Fimi (Federazione industria musicale italiana), il vinile è cresciuto del 121 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020, generando più ricavi del cd, che segna invece un calo del 6 per cento.
"Certo le vendite degli album oggi non sono paragonabili a quelle del 1991, quando un disco di successo superava il milione di copie - precisa Enzo Mazza, numero uno della Fimi - ma è un fatto che la musica in streaming, che oggi assorbe l’80 per cento del mercato, ha restituito valore al disco, con quell’aura vintage oggi molto di moda fra i ragazzi". Gue Pequeno, Madame, Maneskin gli artisti che in Italia nell’ultima settimana hanno venduto di più con i 33 giri. Ma nella classifica annuale al primo posto domina ancora "The Dark Side Of The Moon" dei Pink Floyd, anno di pubblicazione 1973. "Gli album storici - osserva Mazza - hanno un fascino che va al di là dell’età. Sono dischi iconici, ricercati dagli aficionados come dai più giovani. I ragazzi della Generazione Z acquistano il vinile perché trovano in questo prodotto qualcosa di esclusivo".
L’opposto di quanto avveniva a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta, quando la novità del cd - uscito nel 1983 - sembrava condannare a morte il 33 giri, negli Usa archiviato già nel 1987. Nessun rumore di fondo, nessun graffio a compromettere la qualità dell’ascolto, fino a 74 minuti di musica in un solo album: impossibile resistere, all’epoca, alle ammalianti sirene del cd. Poi il paradosso: mentre le major puntavano al superaudio cd e al dvd audio, la rivoluzione dell’mp3 li azzoppava sul nascere. Di lì a poco, il risveglio del vinile. L’eterna forza del fisico sul virtuale. Il rito dell’ascolto lento, davanti al piatto che gira.
"Nel 2015 i primi risultati importanti, negli ultimi due anni la svolta", racconta Alessandro Cutolo, titolare della Elettroformati, la fabbrica artigiana che a Milano sforna 50.000 vinili al mese, il 60 per cento novità e il resto classici del catalogo. "Ogni copia di ogni singolo disco - spiega - richiede un ciclo di 27 secondi di lavorazione. Non è una replicazione ma un pressaggio. Significa che ogni copia viene controllata a mano, singolarmente, e manualmente imbustata. Se lo facesse una macchina, righerebbe i dischi". La complessità della lavorazione è l’unico freno a quest’espansione. La richiesta di 33 giri per il 2021 è di 300 milioni di pezzi, ma la capacità produttiva si ferma a 180 milioni. "I nostri ordini vengono soddisfatti dopo un’attesa di almeno venti settimane", sottolinea Massimo Battaglia, direttore commerciale della Universal Music Italia. "Il ritorno del vinile - continua - non è più solo legato a una nicchia di appassionati. Questo ci ha convinto a ristampare i classici del catalogo con un’attenzione diversa. Puntando cioè a una maggiore qualità. Quindi stampe in vinile a 180 grammi, ricorso ai master analogici originali rimasti custoditi in archivio per quaranta o cinquant’anni, confezioni fedeli alla grafica e alle copertine originali dell’epoca".
Un tuffo nel passato che piace ai nostalgici, ma anche a fasce di pubblico a cui i discografici non avevano pensato. "La vera sorpresa - confessa Battaglia - sono le ragazze, che rappresentano il 35 per cento di chi oggi acquista vinili. Li comprano soprattutto per fare un regalo, visto che gli Lp sono oggetti che colpiscono l’immaginario e rimandano a titoli e periodi cult". C’è anche chi li colleziona senza ascoltarli e chi li ascolta sicuro che suonino meglio delle copie in cd. "In realtà il vinile non è superiore - chiarisce Cutolo - semplicemente, suona diverso: una lettura meccanica dell’audio contro una decodifica del codice binario. La lettura meccanica affidata al giradischi assicura calore alla trasmissione del suono; l’altra dipende molto dalla qualità dei convertitori del lettore cd". La sfida è ancora aperta.