"Un giorno, un giovane disse: - A me questa storia che tutti devono morire mi piace poco, voglio andare a cercare il paese dove non si muore mai". Obiettivo ambizioso. E forse nemmeno una grande idea. Viene in mente quel vecchio detto balcanico che suggerisce di fare attenzione a cosa si desidera: si potrebbe venire accontentati. Proprio come succede (per un po’) al protagonista di questa breve storia di Italo Calvino, inserita nella raccolta Fiabe Italiane. Quasi un apologo. Che ha ispirato un progetto parecchio ambizioso, capace di coinvolgere le Albe di Ravenna, il Teatro Caverna di Bergamo e il senegalese Ker Théâtre Mandiaye N’Diaye. Nasce così “Il paese dove non si muore mai” diretto da Alessandro Argnani e Damiano Grasselli, oggi e domani all’ex Paolo Pini in via Ippocrate ad inaugurare il Festival “Da vicino nessuno è normale” di Olinda.
Ottimo inizio. Per altro in compagnia di alcuni vecchi amici. E di quello che definiscono una sorta di meticciato teatrale. Calvino viene dunque riletto in chiave afro-italiana. E il protagonista diventa una giovane ragazza.
È lei a doversi confrontare con una serie di bizzarri personaggi piuttosto sapienti, che provano ad offrire alternative alla longevità. Fra comicità e poesia. Tutto da scoprire il finale. Ma un buon consiglio potrebbe essere quello di non fidarsi degli anziani carrettieri… Sul palco Alice Cottifogli, Fallou Diop, Adama Gueye e Moussa N’Diaye. Spettacolo adatto dagli 8 anni in su. La replica di domani è alle 18. Diego Vincenti