
In mostra fino al 2 febbraio la tavola realizzata intorno al 1475 per Santa Maria Novella a Firenze. Nadia Righi: "Tema a noi molto caro. Le reliquie di Gaspare, Baldassarre e Melchiorre sono qui".
Viene voglia di restare incollati, a guardare ogni dettaglio, tanto magnetica è l’opera di Sandro Botticelli, Adorazione dei Magi, (sino al 2 febbraio), preziosissimo prestito che arriva dalle Gallerie degli Uffizi per Un Capolavoro per Milano al Museo Diocesano, sedicesima edizione.
Una delle opere più affascinanti, con la quale Botticelli si farà conoscere a tal punto da essere chiamato (siamo nel 1481) da papa Sisto IV per affrescare le pareti della Cappella Sistina, un vero momento di consacrazione della fama di Botticelli anche fuori Firenze.
Torniamo all’opera. Colpisce la varietà dei volti della folla che si accalcano davanti all’antro roccioso, e poi lo sfarzo delle vesti, i colori brillantissimi, e spiccano i rossi, gli azzurri, gli arancioni; il pavone simbolo di Resurrezione che domina le teste; il paesaggio, più dettagliato a destra, appenna accennato a sinistra e davvero approssimativo come una macchia su un muro, per usare le parole scelte da Leonardo da Vinci in tono dispregiativo criticando - un suo personalissimo giudizio - la scarsa attitudine di Sandro all’osservazione della natura. Appare ben distinta, posta in posizione sopraelevata, la Sacra Famiglia, la Madonna con il Bambino, Giuseppe appare assorto mentre ai lati divisa in due schiere, la parata di personaggi al seguito dei Magi, perlopiù protagonisti della società fiorentina. Fra i membri della famiglia Medicea il ritratto di Lorenzo il Magnifico sulla destra, di profilo, con lo sguardo abbassato e i capelli scuri; si riconosce il committente dell’opera, Gasparre da Lama, l’uomo vestito di celeste che pare guardarvi e con la mano sottolinea il suo ruolo. E poi, quello che pare il presunto autoritratto dello stesso Botticelli, il giovane biondino che volge lo sguardo allo spettatore, o forse no, mette in guardia la direttrice del Diocesano, Nadia Righi, perchè c’è un altro giovane che occhieggia verso di noi fra le file del corteo dei Magi.
Insomma, è un’opera, come ben sintetizza Daniela Parenti, curatrice della Pittura del quattrocento agli Uffizi, "capace di narrare molte storie, oltre a quella dell’Epifania: testimonia l’estro compositivo e l’abilità ritrattistica di Botticelli, la memoria del suo ambizioso e sfortunato committente, Gasparre da Lama, celebra la grandezza dei Medici, i veri protagonisti della raffigurazione; infine ci parla di intrighi di corte che determinarono, nella seconda metà del XVI secolo, l’ingresso del dipinto nella collezione del granduca di Toscana Francesco I". Il tema dei Magi "ci è particolarmente caro, il Museo fa parte del Complesso di Sant’Eustorgio, nella cui basilica sono conservate le reliquie dei Santi Re Magi, da sempre oggetto di devozione da parte dei milanesi", conclude la direttrice Righi.