DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Beatrice Schiros, l’assolo: "Raccontarsi fa bene a me e a chi mi ascolta"

Il monologo dell’attrice in scena da mercoledì al Cooperativa di Niguarda: "Più che uno spettacolo è un atto curativo, una cosa molto personale"

Beatrice Schiros, in scena al teatro della Cooperativa

Beatrice Schiros, in scena al teatro della Cooperativa

Milano – Due anni di assenza. Mica pochi. Due stagioni a concentrarsi su altro: cinema, tv, i fatti suoi. Ma ora ha deciso di tornare a Itaca. Al teatro. Sperando che il teatro l’accolga con il suo consueto amore. Chissà. Certo sono trent’anni che Beatrice Schiros è considerata una delle migliori attrici in circolazione. E infatti c’è parecchia curiosità intorno a “Metaforicamente Schiros“, dall’8 gennaio in prima milanese al Cooperativa di Niguarda. Un monologo. Scelta in sé già abbastanza bizzarra per chi da sempre lavora su un’idea collettiva di teatro. Si pensi solo alla lunga collaborazione con Carrozzeria Orfeo. Un assolo. Prodotto da ATIR e scritto insieme a Gabriele Scotti. A raccontare sé stessa e i propri pensieri. I più intimi. In maniera divertita e sfrontata. Cercando la chiave giusta per ritrovare il proprio posticino sul palcoscenico. O forse nel mondo tutto.

"Metaforicamente Schiros è l’atto psicomagico con cui faccio pace con il teatro dopo due anni di assenza – spiega l’attrice emiliana – Per me è più di uno spettacolo, perché è un atto curativo, qualcosa di diverso e molto più personale di ogni cosa abbia fatto finora. In questa impresa ho voluto il drammaturgo e amico Gabriele Scotti, perché sapevo che le nostre sensibilità e la nostra ironia si sarebbero ben sposate. Condivido con il pubblico tanti fatti della mia vita, piccoli e grandi, drammatici o comici, a volte imbarazzanti. Cose che forse dovrei tranquillamente tacere. E lo faccio perché mi fa bene e credo possa fare bene anche a chi sarà in sala". Insomma, non si scherza niente. Che d’altronde l’impresa è importante, meglio armarsi degli strumenti giusti. Psicomagia compresa. Ma niente paura, non ci saranno strani riti alla Jodorowsky. L’unico incantesimo è quello della parola. E lo stupore di ritrovarsi di fronte a qualcuno che si mette a nudo. Perché alla fine Metaforicamente Schiros è un racconto di vita. Che torna all’essenzialità. In una parabola non così scontata. Anche perché Schiros la si è vista spesso in questi mesi in tutt’altri orizzonti. Fra cinema e tv: un ruolo nel Kostas con Stefano Fresi, una fugace apparizione in ’Tre di troppo’ di Fabio De Luigi, la maestra Ferrari per ’Il treno dei bambini’ di Cristina Comencini. Sempre lasciando un segno forte. Come in passato per Virzì, Milani, le produzioni indipendenti. Ora il rigore di una scena ripresa in mano nella solitudine. Uno sgabello e via. Inizialmente un po’ perplessi di fronte all’idea di raccontarsi. Poi via via ecco che si aprono i ricordi, gli aneddoti, le risate, gli incontri. Prima di un finale che pare ribalti tutto. Chissà. A volte è proprio quello che succede intorno ai 50 anni. Repliche fino a domenica 12. Info: teatrodellacooperativa.it.

Diego Vincenti