
Amara, nome d’arte di Erika Mineo, 41 anni è una cantautrice nata a Prato
"La musica per me? È come una terapia, uno specchio". Racconta così la sua visione della musica Amara, nome d’arte di Erika Mineo, cantautrice e autrice di brani di successo, che il 18 luglio alle 21,30 sarà a Brescia, all’arena estiva del teatro Borsoni, nell’ambito della rassegna ‘Fantasie metropolitane. Spettacoli, suoni e visioni dal mondo’ di CTB e ManoLibera Cooperativa di Comunità. Amara porta a Brescia il suo Live tour 2025: da Il peso del coraggio a Che sia benedetta, portata al grande successo dalla voce di Fiorella Mannoia, Amara propone un concerto intimo e potente.
Cosa vedremo a Brescia?
"Ho lavorato in modo molto naturale per mettere insieme il mio cammino in musica dal 2015 ad oggi. Un concerto molto concettuale, per la mia attinenza che mi porta a non restare indifferente a ciò che succede sulla terra, nella vita".
Le sue canzoni uniscono parole, sonorità che guardano al futuro, ma anche una profonda spiritualità, che ricorda Battiato. Da dove nasce questa esigenza?
"Il percorso spirituale nasce da lontano. Avevo 20 anni quando ho lasciato tutto, la mia città, provando la solitudine estrema di allontanarmi dalla zona di comfort. Questo ha fatto sì che iniziasse un percorso di ricerca interiore. In Franco Battiato ho trovato un maestro, un uomo che ha avuto il coraggio di mettere in musica quella che è la sua ricerca spirituale. Ma potrei citare anche De Gregori, Gaber, Dalla, Vecchini, tutti cantautori che hanno provato a vivere su questo piano, che non è elezione dell’ego, ma è andare a vedere da una ‘scogliera’ come è la terra, trovare lo stupore in cose nuove. E mettere in musica tutto questo per arrivare a tutti, perché chi scrive canzoni sente questo grande senso di responsabilità".
Nel concerto bresciano porterà anche alcune canzoni proprio di Battiato, Gabriella Ferri, Giuni Russo, De André. Oggi c’è ancora spazio per il cantautorato?
"La dimensione della musica è potente perché è vasta ed ognuno racconta quello che è. Non dico mai che una cosa esclude l’altra. Oggi ci sono tanti cantautori, tanti artisti anche nell’ambito della musica più commerciale che scrivono i propri testi, la propria musica. Probabilmente è cambiato il linguaggio, ma c’è tanta voglia di raccontarsi. Personalmente, quando entro nella dimensione della musica, in automatico sono portata ad andare in profondità, mettendo a nudo domande, fragilità, ma ammiro chi riesce a fare musica che non mi fa pensare. Per quanto mi riguarda, la musica è terapia, uno specchio, in cui vedi chi sei, cosa pensi. E la cosa bella è che cambia sempre".