ANDREA GIANNI
Cronaca

Omicidio di Vittorio Veneto, la moglie del milanese Paolo Vaj: "Voglio la verità"

Ucciso dalle due donne con cui conviveva, che sostengono di aver agito per legittima difesa

Paolo Vaj

Milano, 27 luglio 2019 - Poche ore prima di morire aveva pubblicato una frase sulla sua pagina Facebook: «Meglio un buon divorzio che un pessimo matrimonio». Di matrimoni ce n’erano stati due nel passato di Paolo Vaj, milanese di 57 anni ucciso a Vittorio Veneto dalle donne con cui conviveva, la 52enne Patrizia Armellin e Angelica Cormaci, 24 anni. L’ultima relazione, che si è rivelata fatale. La seconda moglie, con cui Vaj si era sposato qualche anno fa e dalla quale non si era mai separato, chiede che «venga fatta chiarezza» su una vicenda dai contorni ancora da definire, dove si incrociano disagio e solitudine, realtà e finzione si confondono in un’esistenza parallela costruita sul videogioco Second Life.

Un «rapporto patologico» tra Vaj e le due donne, indagate per omicidio volontario. E la moglie, assistita dall’avvocato Nicodemo Gentile, è pronta ad essere ascoltata dagli inquirenti, per fornire elementi che potrebbero essere utili per ricostruire la personalità della vittima. «La mia assistita ha riferito che negli anni dalle loro relazione Vaj non è mai stato aggressivo o violento - spiega il legale - non ha mai alzato le mani su nessuno. La vicenda merita sicuramente di essere approfondita, a partire da ruoli e movente». Le due donne sostengono infatti di aver agito per legittima difesa, colpendolo con un bastone e soffocandolo con un cuscino. Versione che fin da subito non ha convinto gli inquirenti: nei confronti di Patrizia Armellin e Angelica Cormaci il gip di Treviso ha disposto la custodia cautelare in carcere.

Una storia che parte da Milano, città dove Paolo Vaj è nato e dove ha vissuto per anni, con la prima moglie e poi con la seconda consorte, coltivando anche l’hobby delle trasmissioni radio. Fino a quando la relazione si è interrotta e lui si è trasferito in Veneto, iniziando quella strana convivenza con le due donne che nella realtà virtuale avevano assunto l’avatar di «principessa» e «figlia», mentre Vaj era «l’imperatore». Fuggivano dalla realtà, avevano tagliato i ponti con amici e parenti. 

Sulla pagina Facebook di Paolo Vaj foto di gatti e pistole, testimonianze di immersioni subacquee in gioventù, pochissime interazioni con altri utenti. Patrizia Armellin si presentava con una foto profilo con la scritta «Nessuno tocchi Salvini», sul social chiedeva «22 anni di galera» per la capitana della Sea Watch Carola Rackete. Angelica Cormaci, che aveva sviluppato con la 52enne un rapporto di dipendenza, arrivando a considerarla come una madre, amava pubblicare frasi sdolcinate, foto di cani e torte. Il 12 luglio dedicava una frase a Patrizia Armellin: «Ti amo mamma, e ti amerò per ogni giorno della mia vita».