
La facciata neoclassica di Villa Dell’Orto
Como, 22 febbraio 2015 - La facciata è verde smeraldo, lo stesso del riflesso che prende l’acqua del lago di Como in quel punto preciso – la chiamano la Riva Romantica – per via delle montagne che vi affondano dentro quasi a perpendicolo, come una sciabolata. Costa 28 milioni di euro quella facciata, con tutto l’annesso e il connesso del segreto lusso che nasconde, troppo sovraccarico per poterlo definire raffinato ma abbastanza autentico e antico da riuscire a non scadere nel kitsch. Marmi intarsiati, colonne doriche, grotticelle finto-naturali, statue da dimora pompeiana con incursioni feline di leoni imperiali a bocca spalancata, trionfi di stucchi barocchi su saloni neoclassici, corridoi, ripercussioni di camere e «stanze da bagno» a profusione e infine terrazze con affacci esclusivi su moli privati ora vuoti e in attesa di un nuovo ricco fra i ricchi che vorrà togliersi lo sfizio di un sogno per lo spazio di qualche stagione. È un paradosso, ma ai giorni nostri solo di rado certi acquisti sono per la vita. Novecento metri quadrati coperti e 1.300 di parco. Basta un clic per vedere tutto questo, dato che nell’era di internet anche la ricchezza è diventata social, nel nome di un nuovo comunismo rigorosamente virtuale. Un’occhiata di pochi minuti sul sito LuxuryEstate.com, emanazione per milionari del più popolare Immobiliare.it, che raccoglie e veicola annunci di compravendita.
Adesso è lì, pronta per essere acquistata e fascinosa come non mai Villa Dell’Orto a Laglio, costruita in quelli che furono gli anni d’oro della contegnosa borghesia lombarda, prospera senza essere roboante, che aspirava al pedigree della nobiltà e quindi si sceglieva dimore che quella nobiltà potessero in qualche modo ricalcarla. Nella fattispecie Villa Dell’Orto, vicina di casa dell’altrettanto prestigiosa Villa Marco, apparteneva alla famiglia omonima di magnati della meccanica e dei carburatori. La cifra di vendita, a chi non ha dimestichezza con certe cose, produce un leggero brivido. Eppure siamo di fronte al genere di notizia che da queste parti non fa più nessuna notizia. «È stato per via di George» (Clooney, non serve neppure specificarlo ormai). Quello, sì, fu un trauma per il paese a una manciata di chilometri da Como, che non raggiunge i mille abitanti: quando la star più paparazzata dei due mondi comprò per otto milioni Villa Oleandra. Ma da allora in poi, e son passati quasi tredici anni da allora, è stato per Laglio, o Lài come si dice nel dialetto di qui, un trionfo di soldi e celebrità, equamente spalmati su un’unica strada princiale – l’antica via Regina di epoca romana – stretta tra la riva e il monte Colmegnone.
Così, digerita la sbornia hollywoodiana, sarà quasi certamente a un russo che andrà questo «cottage» da 28 milioni, «un altro russo qualunque sfondato di soldi e alla disperata caccia di un nuovo status symbol da sfoggiare in compagnia di altri russi», forse appena più eccentrico della media per via di quel colore smeraldino scelto per la facciata. Sì, perché la riva comasca è ormai la più ambita dai facoltosi sudditi di Putin, dopo che il mercato toscano «è da tempo quasi totalmente saturo», spiegano da Immobiliare.it. E infatti l’agenzia che vende Villa Dell’Orto è moscovita, la Moscow Sotheby’s International Realty, che sulle nobili rive del lago fa incetta di clienti e di affari, tutti rigorosamente stranieri. «Italiani che comprano certe dimore? Sì, ci sono ancora, ma sono la netta minoranza», rivelano dall’agenzia.
Quindi cara grazia che ci sono i russi e le loro smanie da nuovi super ricchi. Pronti a spendere 28 milioni per Villa Dell’Orto e addirittura 70 – sì, avete letto bene – per la Villa Passalacqua di Moltrasio, in trattiva tramite la Unique Realty Investment, agenzia del lusso impossibile ancora una volta di stanza a Mosca. Così non saranno simpatici ai più questi russi, ma sembrano rimasti gli unici a vendere e ad acquistare bellezza. Che poi in queste scorribande milionarie ci mettano anche un po’ d’amore – «non c’è casa senza amore», si dice – è forse chieder troppo. Ma nella Laglio colonizzata lo sperano ancora. Con un po’ di nostalgia per quel romanticismo che i soldi, alla fine, non riescono a comprare. E che forse rischia di scomparire.