Valle d'Aosta in zona arancione: altri 5 pazienti in Rianimazione e si va in lockdown

In una regione dalle dimensioni ridotte e dall'incidenza dei contagi altissima, bastano pochi ingressi in terapia intensiva e arriva la zona rossa

Terapia intensiva Covid

Terapia intensiva Covid

Aosta - Dopo mesi di relativa calma sul fronte Covid, seguite da settimane di corsa dei contagi e dei ricoveri, ecco che l'Italia torna a tingersi dei colori del rischio epidemico. In particolare oggi si è, dopo la Cabina di regia, si è deciso il primo cambio di colore verso l'arancione, cosa che non succedeva da mesi. La piccola Valle d'Aosta è la prima area d'Italia a uscire dal giallo. La piccola regione sta vivendo una situazione drammatica. E lo conferma il monitoraggio settimanale dell'Iss: la Valle d'Aosta registra l'incidenza più alta di positivi, toccando il valore di 3.087,3 casi per 100.000 abitanti.

Inoltre detiene anche un altro primato, che riguarda l'occupazione per pazienti Covid nei reparti di area non critica salita al 53,5%. Se la zona arancione non comporta particolari ripercussioni sulla comunità - almeno per i vaccinati - diverso è lo scenario che si aprirebbe in caso di passaggio alla zona rossa. È una questione di numeri e basta poco per cambiare in una piccola realtà come quella valdostana: a oggi sono sei i casi Covid ricoverati in terapia intensiva (uno è arrivato in ospedale per un politrauma e poi si è scoperta la sua positività) e con altri cinque si finisce in rosso. "Basta un grave incidente stradale che coinvolge dei positivi e qui chiudiamo tutto" si fa scappare un medico.

E in effetti una zona rossa è proprio il timore più grande per la regione alpina. Perché in quel caso sì che le regole cambierebbero per tutti. Un ritorno al lockdown avrebbe delle gravissime conseguenze sull'economia regionale, a partire dall'industria del turismo invernale che a fatica sta cercando di ripartire dopo un anno di stop. Il presidente della Regione, Erik Lavevaz, non ha dubbi: "L'attenta analisi dei dati relativi ai ricoveri ci porta a riflessioni severe nei confronti della scelta di non vaccinarsi. Emerge infatti che della totalità dei positivi Covid curati nel nostro nosocomio la stragrande maggioranza (42 persone) o non ha il vaccino oppure è vaccinata in maniera inefficace (da più di 120 giorni). Colpisce in particolare che quasi tutti i pazienti Covid in terapia intensiva non abbiano ricevuto il vaccino".

"Quella di non vaccinarsi - prosegue - è una scelta di pochi, che però può avere gravi conseguenze per tutti. La situazione della Valle d'Aosta ne è purtroppo l'esempio lampante: la situazione ospedaliera sarebbe radicalmente diversa se tutta la popolazione fosse vaccinata".