ANDREA GIANNI
Cronaca

Da Lisa ad Angelina Jolie, cos’è il deepfake dei vip che genera truffe milionarie: “Centinaia di casi”

Ragazze create dall’intelligenza artificiale spingono a comprare Bitcoin, vittime sempre più giovani. “La prevenzione è fondamentale. In Piemonte legge pilota, esportiamola in Lombardia”

L'attrice Angelina Jolie

L'attrice Angelina Jolie

MILANO – Lisa, una bella ragazza dai tratti asiatici, sui social sfoggia accessori griffati, attività per tenersi in forma, viaggi e soggiorni in hotel di lusso. Una persona che, nella realtà, non esiste. È stata creata attraverso l’intelligenza artificiale per agganciare persone sulla rete e spingerle, chat dopo chat, a investire i risparmi in Bitcoin su una piattaforma. Una falsa Angelina Jolie, invece, ha spillato oltre 100mila euro a un ultroaottantenne, fino a quando le figlie si sono accorte degli ammanchi.

Sistemi creati da truffatori senza scrupoli, che sfruttano sogni, aspirazioni e desideri vecchi come l’uomo: arricchirsi, conoscere personaggi famosi, trovare l’anima gemella, vincere la solitudine, avere successo nella vita, aiutare persone che hanno bisogno. E usano come arma sistemi sempre più raffinati. Deepfake di stelle del cinema, politici e imprenditori, video e audio clonati, profili creati e gestiti con l’intelligenza artificiale in grado anche di imitare la voce di un parente, per rendere credibile la richiesta di denaro veicolata attraverso un messaggio vocale.

“L’anno scorso si sono rivolte a noi circa 200 persone per chiedere aiuto e assistenza”, spiega Maria Grazia Bortolussi, presidente di Alcy Associazione Lotta Cybercrime e anche assessora alle Politiche sociali a Limido Comasco. “Sono uomini e donne – prosegue – e l’età media si sta abbassando, anche per il dilagare di falsi profili di ragazze cinesi che carpiscono la fiducia e invitano a investire soldi online. Per questo non smetterò mai di ripetere che bisogna puntare su campagne di sensibilizzazione e di prevenzione, dato che le indagini si concludono nella maggior parte dei casi con archiviazioni”.

Le trappole nella rete sono infinite e i casi che sfociano in denunce sono solo la punta dell’iceberg. Le vittime scelgono il silenzio spesso per paura dello stigma sociale e delle reazioni di parenti e amici, per la consapevolezza che recuperare il denaro versato è una missione quasi impossibile. Quando i profili vengono chiusi è ormai troppo tardi, e le piattaforme social si prestano a ospitare truffatori che operano in una sostanziale impunità, provocando alle vittime danni economici ma anche psicologici impossibili da quantificare. Denaro che nella maggior parte dei casi finisce fuori dall’Italia, nelle tasche di organizzazioni criminali in Cina, Bangladesh, India o Nigeria.

Un passo avanti è stato fatto in Piemonte, primo Consiglio regionale in Italia ad approvare una legge sulle truffe sentimentali, affettive e relazionali, promossa da Silvio Magliano. Prevede, in particolare, fondi per il supporto delle vittime e per campagne di prevenzione. “È un modello positivo a livello nazionale – conclude Bortolussi – che potrebbe essere esteso anche in Lombardia”.