Milano, 16 novembre 2024 – Ogni giorno in Lombardia cento persone arrivano in pronto soccorso per un problema acuto legato alle dipendenze e 14 vengono ricoverate; in Italia l’89% di questi ricoveri è in urgenza e il 55% in Psichiatria, anche perché negli ospedali non ci sono letti dedicati. I primi debutteranno in Lombardia all’inizio del 2025, ha annunciato l’assessore al Welfare Guido Bertolaso, ospite a un convegno organizzato dal Pd al Pirellone sullo stato d’attuazione della legge regionale 23 del 2020 sulle dipendenze.
La sperimentazione
All’articolo 8 prevede appunto le “Esod, Equipe specializzate ospedaliere dipendenze”, dettaglia Bertolaso spiegando che la sperimentazione sta per partire con un investimento di 2,1 milioni in tre province a cominciare da Pavia, dagli Istituti Maugeri dove il primario della Tossicologia Carlo Locatelli aprirà “sei-otto letti dedicati” che accoglieranno in primis casi provenienti dal San Matteo.
A Milano ci sarà un’“Esod” trasversale, con letti e specialisti tra il Niguarda e le Asst Santi Paolo e Carlo e Fatebenefratelli-Sacco, mentre in Brianza il San Gerardo di Monza e l’Asst di Lecco uniranno le forze appoggiandosi a una porzione di letti di Medicina del Mandic di Merate.
I posti letto
In tutto una ventina di posti per iniziare a rispondere a un problema nuovo, quello dei pazienti, spesso giovanissimi, che arrivano in ospedale gravi “e occorre identificare quali sostanze hanno assunto – sottolinea Bertolaso –. Circolano più di mille nuove droghe sintetiche acquistabili su internet, i medici devono essere in grado di individuare l’approccio terapeutico giusto. Il servizio sanitario è il terminale sul quale si rovescia un problema gigantesco della società; occorre cambiare paradigma, riorganizzare un sistema che è plasmato su uno scenario vecchio di almeno trent’anni”.
Un punto sul quale l’assessore concorda con i consiglieri regionali dem, che sottolineano come dei circa 46mila lombardi in carico ai servizi per le dipendenze nel 2023 solo il 10% aveva meno di 25 anni e quasi metà, il 47%, più di 45.
La legge regionale ha l’obiettivo di iniziare a ridisegnare il sistema ma è di quattro anni fa, “anche a causa della pandemia non ha ancora trovato piena applicazione e richiede una verifica”, sottolinea la consigliera Roberta Vallacchi.
A cominciare dal personale: 1.035 operatori in tutta la Lombardia di cui solo 730 a tempo pieno; nel 2006, quando gli utenti erano solo 27mila, ce n’erano 1.250. “Servono più risorse, più servizi, essere nei luoghi in cui si incontrano i ragazzi - chiosa il capogruppo Pd Pierfrancesco Majorino -. Un radicale cambio di passo”.