Strage del Mottarone, la verità in quattro mesi

Il giudice ha nominato un pool di esperti per capire cosa ha determinato la caduta della funivia e la morte di 14 persone

Nell’incidente di due mesi fa sono morte 14 persone

Nell’incidente di due mesi fa sono morte 14 persone

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Milano, 23 luglio 2021 -  Un quesito "articolato e allo stesso tempo molto ampio", per usare le parole del procuratore di Verbania Olimpia Bossi. Il pool di periti nominato ieri dal gip Elena Criotti - affiancato dai consulenti incaricati dalla Procura, dai legali degli indagati e delle famiglie delle vittime - dovrà accertare in quattro mesi e mezzo "tutto quello che può aver contribuito a causare l’evento con una attenzione molto dettagliata sia allo stato dell’impianto, alle sue caratteristiche, agli interventi di manutenzione". Verrà esaminato ogni componente della funivia "per capire cosa può aver determinato la rottura o strappo della fune", andando alle origini dell’incidente che due mesi fa ha provocato la morte di 14 persone, giovani fidanzati e famiglie che si erano concesse una domenica di relax all’aria aperta, in una gita sul Mottarone finita in tragedia. L’unico sopravvissuto, il piccolo Eitan, "è seguito da psicologi e sta recuperando", rassicura il legale della nonna materna, l’avvocato Francesco Caroleo Grimaldi. Un bambino di 5 anni che dovrà crescere senza i genitori e il fratellino. Ieri mattina, nell’aula allestita nella sede della Provincia a Verbania, si è registrato intanto uno snodo fondamentale nell’inchiesta: il gip ha conferito infatti l’incarico ai periti che dovranno fare luce sull’accaduto, iniziando le operazioni il 3 agosto anche attraverso sopralluoghi, con la formula dell’incidente probatorio che consente di “cristallizzare“ i risultati ai fini del processo. 

L’esame della scatola nera comincerà il 30 agosto. Gli ingegneri nominati da giudice dovranno illustrare in aula gli esiti del loro lavoro il 16 dicembre. Ieri, oltre a pm, difensori e legali delle oltre 50 parti lese, erano presenti anche alcuni indagati, tra cui il capo servizio Gabriele Tadini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio. "Ho la coscienza pulita – ha spiegato Perocchio uscendo dall’aula – penso di aver sempre agito correttamente. Non sapevo dei forchettoni, ma escludo che abbiano stressato la fune". L’installazione dei forchettoni, per evitare l’azionamento del sistema frenante della cabina numero 3 della funivia Stresa-Mottarone di fronte ad alcuni problemi tecnici che rischiavano di bloccare le corse, sarebbe stata ordinata già all’inizio della stagione, il 26 aprile, da Tadini (unico ai domiciliari), dipendente della società Ferrovie del Mottarone dell’imprenditore indagato Luigi Nerini. E i periti dovranno accertare il ruolo giocato nella tragedia da una procedura che ha violato ogni norma di sicurezza. «La fune rotta è a monte, la causa scatenante dell’incidente. Perché si sia rotta è una domanda che si pone tutto il mondo", spiega l’avvocato Michele Perillo, difensore di Tadini. Paolo Corti, avvocato del presidente e dell’ad della multinazionale altoatesina Leitner, sostiene che la società responsabile della manutenzione ha "eseguito quanto previsto dal contratto con assoluta correttezza e in base alle norme". Responsabilità che la super-perizia dovrà chiarire. Resta intanto il dolore dei parenti delle vittime, dopo una tragedia che ha cancellato intere famiglie. "Ora possiamo solo attendere fiduciosi", sottolinea Pierangelo Sanna, legale della famiglia di Mattia Zorloni, il piccolo morto con i genitori su quella maledetta funivia.