FRANCESCO DONADONI
Cronaca

La profezia di Stefania Rota: "Attenta a Ivano, ma lo sai". E ora il cugino ammette tutto: “Sì, sono stato io”

Nel suo diario la donna confessava di temere Perico, il parente che sarebbe poi stato arrestato per il proprio omicidio

I carabinieri davanti alla casa dell'omicidio di Stefania Rota

I carabinieri davanti alla casa dell'omicidio di Stefania Rota

Bergamo – L’ultima pagina è datata 11 febbraio. "Attenta, Ste, a Ivano. Ma questo già lo sai". Perché Stefania Rota aveva annotato questa frase nel suo diario? Cosa temeva di quel cugino di secondo grado, Ivano Perico, 61 anni, da sabato in carcere per omicidio? Parole, quelle lasciate da Stefania, che denotano un senso di paura. Vuole mettersi in guardia da lui. Ultima pagina 11 febbraio, nello stesso giorno l’ultima telefonata tra i due. Poi il cellulare di lei sparisce. Ma dietro quella frase, forse, si potrebbe celare il movente.

Dissidi di natura economica? Una ipotesi. Pista passionale? Sarà lo stesso Perico a chiarirlo durante l’interrogatorio di garanzia che potrebbe essere tra oggi e domani, come ha sottolineato l’avvocato d’ufficio Stefania Battistelli, che non ha avuto ancora modo di leggere l’ordinanza firmata dal gip Massimo Magliacani, su richiesta del pm Letizia Ruggeri che ha coordinato le indagini svolte dai carabinieri.

Ivano Perico già sabato nella caserma di Ponte San Pietro ha fatto le prime ammissioni. Una confessione, a tutti gli effetti: "Sono stato io". Ma all’appello ancora mancano le chiavi di casa della vittima, il suo cellulare e la borsa. Che fine hanno fatto? Così come l’arma del delitto. Sabato i militari hanno scandagliato un boschetto vicino casa di Perico, tra la fitta vegetazione, un possibile nascondiglio dove il 61enne potrebbe essersi sbarazzato del cellulare, chiavi e borsa.

Ivano Perico, sposato, padre di una ragazza di 17 anni, è conosciuto a Mapello. Prima di andare in pensione aveva lavorato come agente di commercio nel settore delle birre. La moglie è casalinga. Ivano è il cugino con cui Stefania, descritta in paese come donna schiva, molto chiusa, socializzava. Assieme andavano a fare camminate verso Ambivere, assieme andavano anche in montagna. La sua abitazione è confinante con quella dove viveva Stefania. Quindi proprio per la vicinanza e la frequentazione era a conoscenza della sue abitudini.

Ad esempio, il fatto che ogni volta che tornava a casa lei parcheggiasse la sua Ford Fiesta blu o nel vialetto della villetta di via XI Febbraio, quella ereditata dai genitori, oppure nel garage. E proprio i movimenti dell’auto, che ha continuato a girare in strada anche successivamente alla scomparsa della donna (trovata morta in casa solo un paio di mesi dopo il decesso), tracciati con il gps hanno avuto un ruolo importante nell’indagine.

La Ford sparita è stata ritrovata nel parcheggio pubblico di via Foscolo, a circa 200 metri dall’abitazione della vittima. Che l’auto sia stata spostata dopo il ritrovamento del corpo senza vita, il 21 aprile, viene indicato proprio dall’antifurto satellitare. Gli accertamenti hanno incrociato gli spostamenti della vettura con le celle telefoniche agganciate da Perico. Che dopo la scoperta del cadavere nel salotto di casa, con lesioni alla testa e schizzi di sangue, aveva tentato una sorta di "depistaggio".

Raccontando che Stefania poteva essere al mare, in Liguria, per accudire come badante una coppia di anziani. Falso. E da quel momento lui si è rintanato a casa, fino a sabato quando a suonare al campanello sono stati i carabinieri della Compagnia di Bergamo per invitarlo a seguirli alla stazione di Ponte San Pietro. La tappa successiva il comando provinciale e da li in carcere. A Mapello c’è incredulità per la notizia dell’arresto del cugino in seconda di Stefania.