Chi si ricorda la siccità? Eppure è ancora un problema: Lombardia la più danneggiata dal 2020

Mentre si avvia alla conclusione una primavera trascorsa nel segno delle piogge, Legambiente ci ricorda l'impatto dei prolungati periodi senza precipitazioni sul nostro territorio

Milano, 3 giugno 2024 – Sembra paradossale dirlo dopo che ci siamo lasciati alle spalle, almeno qui in Lombardia, uno dei maggi più piovosi che la storia recente ricordi, ma la siccità continua a essere un problema. E la nostra regione è quella che in Italia, dal 2020 a oggi, più è stata colpita dal fenomeno.

Il ghiacciaio dei Forni sull'Adamello
Il ghiacciaio dei Forni sull'Adamello

Le cifre

Dal 2020 a metà maggio 2024 nel nostro Paese si sono registrati 81 danni da siccità prolungata. Lombardia (15), Piemonte (14) e Sicilia (9) le regioni più colpite in questi anni seguite da Sardegna (6), Emilia-Romagna (6) e Trentino-Alto-Adige (6).

A scattare questa fotografia è Legambiente, che in vista della Giornata Mondiale dell’ambiente con tema “ripristino del territorio, desertificazione e resilienza alla siccità”, fa il punto della situazione con i nuovi dati del suo Osservatorio Città Clima lanciando al tempo stesso un doppio appello al governo Meloni e all’Europa in vista della prossima legislatura europea. Per l’associazione ambientalista servono interventi rapidi, concreti e integrati non più rimandabili.

Le richieste

Tre le azioni che gli ambientalisti indicano alla premier e alla sua squadra per fronteggiare al meglio il problema della siccità: la ridefinizione di una regia unica da parte delle Autorità di bacino distrettuale; l’impostazione di una strategia nazionale integrata a livello di bacini idrografici e l'incentivazione di buone pratiche che permettano di trattenere il più possibile l’acqua sul territorio e promuovere sistemi per il recupero delle acque piovane e per il riuso delle acque reflue.

Il contesto europeo

All’Europa e alla prossima legislatura europea che verrà, Legambiente chiede di approvare una legge quadro sulla resilienza climatica per coordinare norme stringenti sull’adattamento, con efficaci piani nazionali e adeguate risorse economiche, in tutti i Paesi membri.

I rischi

Secondo stime prudenziali della Commissione europea, senza un’efficace azione preventiva dei rischi climatici, i danni da alluvioni, ondate di calore, siccità, incendi boschivi, perdite dei raccolti o malattie potrebbero ridurre il prodotto interno lordo europeo di circa il 7% entro la fine del secolo.

Inoltre, stando a quanto previsto dal Piano nazionale di adattamento climatico, varato a fine 2023 dal Governo Meloni, in Italia si stima una riduzione del valore della produzione agricola pari a 12,5 miliardi di euro nel 2050 in uno scenario climatico con emissioni climalteranti dimezzate al 2050 e pari a zero al 2080.