FEDERICA PACELLA
Cronaca

Lombardia, caos eventi estremi: "Siccità o troppe piogge, non riusciamo più a scegliere le colture"

Gli agricoltori: avevamo ipotizzato varietà che richiedevano meno acqua. Dopo il maltempo stimiamo già perdite produttive intorno al 30%

Agricoltura alle prese con il cambiamento climatico

Agricoltura alle prese con il cambiamento climatico

Dalla siccità estrema agli eventi calamitosi alle piogge incessanti. "È la terza annata in cui siamo vincolati dal meteo in questo modo", racconta Giovanni Martinelli, titolare di un’azienda agricola di Borgo San Giacomo (Bassa bresciana) nonché vicepresidente di Coldiretti Brescia. "Noi abbiamo vacche da latte, per cui nelle scelte di semina siamo vincolati dalla dieta, stabilita dai nostri tecnici, che ha delle basi scientifiche. E alla base c’è l’amido, che arriva dal mais, proteine da soia ed erba medica, e fibra che arriva da erba medica e ietto. Per noi è quindi un obbligo metter queste colture, ma il mais ora è basso a causa della pioggia, mentre il fieno sarebbe pronto ma non riusciamo a sfalciarlo".

Alternative possono essere nella gestione delle colture, ad esempio rispetto all’essicazione del fieno (ci vogliono 5 giorni consecutivi di sole) lo si può trinciare e silare. Ma i costi lievitano. «Nel 2023 , dopo la siccità – spiega Giuseppe Ruggeri, imprenditore agricolo di Verolavecchia – avevamo spostato le semine sui cereali autunno vernini, con l’idea di aver un prodotto pronto all’uso. Avevamo fatto un discorso di magazzino, con un prodotto di primavera, ma ora non riusciamo a raccoglierlo e, a causa del tempo piovoso, anche la qualità non sarà massima. Di fatto, ci si è spostati su colture diverse per evitare i problemi della siccità, ma oggi ci troviamo già con stime di perdite produttive del 30%".

Molti decidono di lasciare i terreni a riposo, non solo per la Pac, ma come ultima spiaggia per fronteggiare la carenza di manodopera e l’aumento dei costi di trasformazione. "Ma quando si preferisce lasciare a riposto un terreno piuttosto che coltivarlo, è una sconfitta per l’agricoltura. Il paradigma è la crescita dei roveti". Per Giovanni Garbelli, agricoltore e presidente di Confagricoltura Brescia, le intenzioni di semina erano state già condizionate dalle incertezze legate alla Pac, che avevano portato anche alla protesta dei trattori. "Dopo le aperture su quel fronte, è arrivato il clima. Il nostro territorio resta a forte vocazione maidicola. Oggi, tranne l’area di Chiari, Comezzano, della Fascia d’oro di Montichiari, tutto il resto della provincia è in forte ritardo. Due grosse aziende hanno detto che inizieranno le semine a luglio".