
Le aree Falck di Sesto San Giovanni (Archivio)
Sesto San Giovanni - Cento milioni di euro, tra i costi sanitari diretti e indiretti spalmati su 8 anni, per la gestione delle potenziali criticità di salute correlate alla contaminazione dei terreni. A tanto ammonta il valore economico risparmiato grazie alla bonifica delle aree Falck, secondo lo studio realizzato da The European House - Ambrosetti in collaborazione con Milanosesto e Hines. Una cifra pari a 5,15 milioni di dosi del vaccino di Pfizer contro il Covid-19. La bonifica delle ex acciaierie, dismesse dal 1996, consentirà di eliminare i potenziali rischi per la salute provocati dagli inquinanti.
Un risanamento ingente e non solo per i 570 milioni di euro di investimento da parte della proprietà: le aree Falck da sole rappresentano il 12,4 per cento della superficie dei siti di Interesse nazionale, quelli da bonificare, in Lombardia. "Siamo davanti alla più grande bonifica effettuata da un soggetto privato sul territorio nazionale ed europeo - ha ricordato l’avvocato Giuseppe Bonomi, amministratore delegato di Milanosesto -. Per questo parliamo di rigenerazione. Per noi non è un termine astratto. Abbiamo un’area, caratterizzata da oltre un secolo di industria pesante".
Da immenso spazio inutilizzato, inquinato e inaccessibile questa estate è stato avviato il cantiere per la stazione a ponte, a cui seguiranno la Città della Salute e della Ricerca e il primo lotto, l’Unione Zero. "Abbiamo già bonificato il 40 per cento delle aree, con un investimento di 200 milioni, e ci attesteremo sugli oltre 500 con il risanamento totale, reso possibile anche grazie al sostegno del sistema bancario". Pulizia di suolo, sottosuolo e acque sotterranee, alterati dal secolo breve della fabbrica, ma non solo. La Lombardia è la peggior regione italiana per consumo di suolo con il 12,1 per cento di suolo consumato contro una media nazionale del 7,1 per cento. In questo contesto, Sesto San Giovanni è ancora meno virtuosa e si colloca al nono posto come peggior Comune italiano.
"Da un lato abbiamo sentito la necessità di ottimizzare il consumo suolo e ridare valore all’area. Dall’altro l’esigenza di cogliere l’occasione di una forte spinta verso modelli innovativi in termini ambientali e sociali, in piena coerenza con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu e con quelli del NextGeneration EU e PNRR". Tradotto: il nuovo quartiere Unione Zero tende all’obiettivo di ridurre gli impatti ambientali con certificazioni per i parametri di sostenibilità delle strutture, per la salute e benessere delle persone, con il 40/50 per cento di approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili, la riduzione delle emissioni di CO2 rispetto a sistemi edilizi tradizionali e l’efficienza nella gestione della risorsa idrica con un taglio del 30 per cento. È stato calcolato anche un -30 per cento di fabbisogno energetico dell’area, che corrispondono ai consumi elettrici annui di 4mila famiglie o a 700mila pieni di ricarica a veicoli elettrici. Evitate 5.500 tonnellate di CO2, equivalente alle emissioni annue di 21mila auto e a 2,1 milioni di euro di costi sociali, associati alle criticità generate da anidride carbonica.