La crisi di fede che si diffonde in Occidente attraversa, inevitabilmente, anche la scuola. Ogni anno, sono sempre più numerosi gli studenti (e le famiglie) che scelgono di non frequentare l’ora di religione cattolica. In Lombardia, un alunno su quattro (il 24 per cento) rinuncia all’insegnamento dei precetti della Chiesa di Roma.
Il regolamento scolastico prevede che al posto dell’ora di religione, un alunno possa frequentare attività didattiche e formative con un insegnante appositamente incaricato oppure attività di studio individuale insieme al personale docente. Soltanto gli studenti delle scuole superiori possono, in alternativa alla religione, studiare individualmente senza la supervisione di un professore.
I numero del calo
Complessivamente, sono quasi 1,09 milioni gli studenti che nell’ultimo anno scolastico hanno detto “no” alla religione. Due anni fa erano 1,01 milioni. Un calo lieve ma costante. I dati provengono dal ministero dell’Istruzione pubblica e sono stati pubblicati dall’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti. La Lpmbardia, è la quinta regione d’Italia per numero di rinunce alla religione, le prime sono Valle d’Aosta, Emilia-Romagna, Toscana e Liguria.
I dati nelle province lombarde
In Lombardia, la provincia più “atea” è Mantova, dove il 28,9 per cento degli alunni ha preferito non avvalersi dell’ora di religione, seguita da Brescia (27,6 per cento) e da Milano (26,2). La più “religiosa” è la provincia montana di Sondrio, dove solo il 17,4 per cento degli studenti opta per l’alternativa. I dati delle altre province lombarde: Bergamo è al 25,5 per cento, Cremona al 23,8, Pavia al 23,6, Lodi al 22,8, Como al 20,4, Varese al 20, Lecco al 19,5 e, infine, Monza e Brianza al 19,1 per cento.