Zona gialla, si può sciare dal 15 febbraio

Il comitato tecnico scientifico ha deciso: operatori turistici e sciatori esultano. In zona arancione e rossa resta il divieto

Parte il conto alla rovescia

Parte il conto alla rovescia

Milano, 4 febbraio 2021 - E' arrivato il semaforo verde che sciatori e operatori turistici aspettavano: via lbera allo sci dal 15 febbraio. Ma solamente in zona gialla mentre gli impianti resteranno chiusi nelle regioni arancioni e rosse. È quanto avrebbe deciso il Comitato tecnico scientifico, in vista del nuovo decreto, al termine della riunione in cui è stato esaminato il protocollo messo a punto dalle Regioni lo scorso 28 gennaio. Gli esperti hanno dunque bocciato la proposta delle regioni in base alla quale gli impianti avrebbero potuto riaprire anche in zona arancione, con una capienza ridotta al 50% su funivie, cabinovie e seggiovie e l'utilizzo obbligatorio di mascherine Ffp2. Per quanto riguarda la Lombardia in zona gialla, in Valtellina e nelle valli bergamasche e bresciane ci si può dunque preparare all'avvio della stagione sciistica, nella speranza che la situazione del contagio non riporti la Regione a tonalità pià scure.  

LE REAZIONI

"Ora va tolto il divieto di circolazione tra le Regioni, abbiamo bisogno di sapere che si possa venire in montagna". Lo dice il presidente dell'Associazione nazionale esercenti funiviari (Anef) Valeria Ghezzi dopo il via libera del Cts alla riapertura degli impianti sciistici nelle zone gialle. "Non voglio pensare che le imprese interrompano la cassa integrazione per i dipendenti - sottolinea Ghezzi - e poi venerdì prossimo ci dicano che non tolgono il divieto di spostamento. Abbiamo già subito tantissimi danni e decine di aziende sono in crisi di liquidità". 

"Il settore turistico può ripartire. Tutti siamo consapevoli della crisi gravissima che la montagna vive. Tante categorie hanno visto fatturati azzerati. Ora si può ripartire, con buon senso, regole chiare e impegno di tutti. Attendiamo di vedere i documenti del CTS ma siamo sempre stati convinti che le proposte delle Regioni per il contingentamento degli accessi sulle piste e in seggiovie e cabinovie fossero adeguate per la fase che stiamo rivivendo. Ripartiamo in montagna dopo le crociere, come molti hanno osservato. Ma finalmente ripartiamo. E aspettiamo i ristori. Con il nuovo Governo la montagna dovrà tornare al centro delle politiche per il Paese. Il turismo invernale è indubbiamente un pilastro dello sviluppo delle Alpi e degli Appennini". Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani.

L'INDOTTO

La riapertura degli impianti nell'ultima parte della stagione e' destinata ad avere effetti non solo sulle piste da sci ma anche sull'intero indotto delle vacanze in montagna per un valore stimabile in circa un miliardo, all'alloggio alla ristorazione, dagli agriturismi ai rifugi fino alle malghe con la produzione dei pregiati formaggi. E' quanto afferma la Coldiretti nel commentare il via libera del Comitato Tecnico Scientifico alla possibilita' di far ripartire gli impianti sciistici a partire dal 15 febbraio nelle Regioni in  fascia gialla. Proprio dal turismo invernale - sottolinea la Coldiretti - dipende buona parte della sopravvivenza delle strutture agricole che con le attivita' di allevamento e coltivazione svolgono un ruolo fondamentale per il presidio del territorio contro il dissesto idrogeologico, l'abbandono e lo spopolamento. Con le presenze praticamente azzerate nel momento piu' importante della stagione, si guarda ora con fiducia - continua la Coldiretti - all'ultimo scorcio con la speranza che le aspettative non vengano vanificate dall'aumento dei contagi e dall'andamento climatico avverso. L'economia che ruota intorno al turismo invernale - conclude la Coldiretti - ha un valore stimato prima dell'emergenza Covid tra i 10 e i 12 miliardi di euro all'anno tra diretto, indotto e filiera.