
Un climber arrampica sul corno Medale
Lecco, 19 novembre 2017 - Cosa ci fanno quelle luci che si muovono lentamente, avvolte dall’oscurità, nel bel mezzo della parete del Corno Medale che sovrasta la città di Lecco con i suoi trecento metri di calcare verticale e strapiombante? Capita sempre più spesso che il telefono del Soccorso alpino squilli in piena notte per allertare i volontari. Dall’altra parte c’è un cittadino preoccupato che segnala la presenza di scalatori in difficoltà. In realtà la maggior parte delle volte si tratta di cordate che si stanno godendo le luci della città da una posizione decisamente privilegiata, mentre affrontano in notturna una delle tante vie che solcano la grande muraglia. In un territorio come quello di Lecco, circondato da montagne, pareti e guglie, dove l’alpinismo ha più seguaci del calcio, c’è chi conta i minuti alla fine del turno di lavoro per correre a vestire l’imbrago e calzare le scarpette d’arrampicata. Quando la voglia di scalare batte anche la stanchezza ecco che appaiono i climber della notte. Come pipistrelli si addentrano nelle valli a caccia di pareti da salire, accompagnati solo dalla luce della torcia frontale. «Sulle pareti che circondano la città succede spesso», spiega Fabio Lenti, guida alpina e soccorritore.
«È un fenomeno legato ai tempi che corrono: per avere migliori performance sempre più arrampicatori vanno ad allenarsi anche con l’oscurità, dopo il lavoro – sottolinea l’esperto – Le nuove luci frontali fanno la differenza e adesso è possibile capire molto meglio l’ambiente in cui ci si muove grazie a una buona illuminazione. In realtà noi sconsigliamo di andare di notte ad arrampicare. In parete, sulle vie lunghe, se succede qualche imprevisto diventa tutto più problematico. In caso di incidente e di necessità di essere soccorsi, l’elicottero non può intervenire e i tempi si allungano decisamente. Un problema per chi si trova in difficoltà e per chi deve soccorrerlo».
Discorso differente per gli appassionati di boulder, l’arrampicata sui sassi, il cui “tempio” più celebre è sicuramente la Val di Mello, in Valtellina, ma con tanti nuovi “spot” comparsi qua e là fra le Prealpi e le Alpi. Alcuni dei luoghi più conosciuti e frequentati dai “boulderisti” lombardi sono in Canton Ticino, come l’area di Chironico oppure Cresciano. Anche lì con il calare delle tenebre i boschi si popolano di tante lucine. In questo caso il rischio di incidenti è basso, come le “quote” che si raggiungono nel boulder. La notte è più una questione di opportunità. Solitamente migliora la “presa” sulla roccia. Per chi lavora però è l’unico ritaglio di tempo da poter dedicare all’allenamento e così è nata addirittura una comunità di scalatori frontalieri che al rientro, prima di fare ritorno a casa, si ferma per scalare sui sassi.