Sanitari no-vax, il Tar fa piazza pulita dei ricorsi

Due sentenze fotocopia tagliano la strada alla battaglia legale: "Priorità all’emergenza e alla sicurezza per i pazienti che vanno dal medico"

Sanitari all'interno di un reparto di terapia intensiva Covid (Ansa)

Sanitari all'interno di un reparto di terapia intensiva Covid (Ansa)

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Milano - Stop al maxi ricorso dei sanitari no vax. Due sentenze-fotocopia del Tar hanno chiuso, almeno per il momento, la battaglia legale di centinaia di medici, infermieri, tecnici specializzati e liberi professionisti lombardi (155 soltanto a Milano) che hanno scelto di non vaccinarsi contro il Covid, violando l’obbligo imposto dal Governo il primo aprile 2021. Ecco, in sostanza, la motivazione che ha spinto il collegio presieduto da Domenico Giordano a respingere le istanze presentate dall’avvocato Daniele Granara: "L’indifferibile esigenza di affrontare l’emergenza sanitaria in atto e di predisporre idonei ed efficaci strumenti di contenimento dei contagi da Sars-Cov-2 nonché la necessità di consentire a tutti gli individui l’accesso alle cure sanitarie in condizioni di sicurezza e, in applicazione del principio solidaristico, di tutelare la salute individuale dei soggetti più fragili, per età o per pregresse patologie, giustificano il temporaneo sacrificio dell’autonomia decisionale degli esercenti le professioni sanitarie, in ordine alla somministrazione del vaccino".

I ricorrenti , che fanno riferimento a quattro Ats (Milano Città metropolitana, Brianza, Insubria e Pavia), hanno chiesto l’annullamento degli inviti a sottoporsi alla vaccinazione obbligatoria e "il risarcimento dei danni conseguenti alla lesione delle libertà di autodeterminazione e di esercizio dell’attività lavorativa". I sanitari che hanno deciso di non farsi iniettare il farmaco anti-coronavirus (e che di conseguenza sono stati lasciati a casa nei mesi scorsi) hanno lamentato il presunto contrasto del decreto-legge numero 44 con alcuni articoli della Costituzione italiana, della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue e della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, ritenendo che le norme abbiano bypassato la "libertà di autodeterminazione" e provocato la "discriminazione" nei confronti di altre categorie. Ieri è arrivato il verdetto. Sul fronte delle istituzioni comunitarie, il Tribunale amministrativo non ha ravvisato alcuna violazione, considerato che "l’intervento sanitario in tema di vaccinazioni obbligatorie è regolato esclusivamente dalla normativa interna degli Stati membri". Detto questo, i giudici hanno messo nero su bianco princìpi destinati a fare giurisprudenza nel futuro prossimo. Il primo: "Il personale sanitario, in ragione del contatto diretto con il paziente, è investito di una posizione di garanzia per il bene dell’incolumità fisica dello stesso, la quale è idonea a giustificare l’imposizione di un obbligo vaccinale settoriale".

E ancora : l’evocata "libertà di scienza" è riconosciuta "per le prestazioni che gli esercenti le professioni sanitarie ritengano di dover erogare ai pazienti a fini di cura", non certo "per tutelare il rispetto di una personale opinione scientifica del destinatario della cura, anche ove lo stesso, nella qualità di esercente una professione sanitaria, sia portatore di appropriate conoscenze scientifiche". Con ogni probabilità, i no vax presenteranno appello contro la sentenza, trascinando in Consiglio di Stato la guerra a colpi di carte bollate.