Adolescenti annoiati e genitori distratti: così la violenza sfugge al controllo

Risse tra giovanissimi, le responsabilità degli adulti: "Bisogna avere coraggio, il coraggio di educare"

Una rissa (foto di repertorio)

Una rissa (foto di repertorio)

È ormai cronaca quotidiana: prima le minacce e le provocazioni nate in chat, poi un appuntamento, carovane di motorini verso il luogo prescelto per darsele di santa ragione. Protagonisti i minori, adolescenti che in tempi di lockdown sfogano così la loro rabbia. La ragazzina al centro del contendere è spesso solo una scusa: c’è dietro la voglia di dimostrare di non avere paura, che quegli insulti nati e fomentati sui social si è in grado di trasformarli in violenza vera, sfrenata, cieca, senza senso. Desio, Seregno, Solaro, Gallarate e poi ancora Formia, Roma, Milano solo per citarne alcuni: da nord a sud gli episodi si ripetono con una frequenza preoccupante, i genitori all’oscuro di tutto.

“Credo che le risse rappresentino lo sfogo molto violento di una rabbia repressa e di pazienza ormai esaurita da parte dei ragazzi di poter gestire una situazione di questo tipo”, spiega Ivano Zoppi, segretario generale di “Fondazione Carolina” che punta il dito contro gli adulti: “Dobbiamo stargli accanto quando utilizzano i social, dobbiamo saper cogliere certi segnali dati dalle troppe ore passate col telefonino in mano, da una irrequietezza che prima non c’era, da un atteggiamento che cambia a volte solo nelle sue sfumature. Nessuna giustificazione per qualsiasi azione violenta - ci tiene a sottolineare Ivano Zoppi – ma noi dobbiamo fare i genitori, dobbiamo stare accanto ai nostri figli, dobbiamo avere coraggio: il coraggio di educare!”