STEFANIA TOTARO
Cronaca

Processo a Michele Gruosso, parla la prostituta: “Quattro ore intrappolata in camera da letto”

Il 28enne, già condannato per il tentato omicidio del patrigno, è imputato con l’accusa di aver sequestrato la donna, una romena di 30 anni in un albergo di Desio. Lui nega: “Era lei che non voleva andarsene, voleva più soldi”

Il tribunale di Monza; nel riquadro, Michele Gruosso

Il tribunale di Monza; nel riquadro, Michele Gruosso

Desio (Monza Brianza), 5 Ottobre 2023 - "Quando gli ho chiesto 50 euro in più per un altro rapporto sessuale, è diventato aggressivo, ha aperto il cassetto della stanza e ha detto che mancavano dei soldi, che glieli avevo rubati. Allora mi ha detto che da lì non me ne andavo, mi ha colpito sul viso, mi ha legato il collo e le mani con il cavo del caricabatterie del telefonino e mi ha tappato la bocca con un asciugamano. Non so perché ha avuto quella reazione, forse per colpa della droga, ce ne era tanta sul comodino. Quando assumono la cocaina perdono il controllo. Mi è già successo, ma non con così tanta violenza. Sono rimasta per quattro ore sul letto, pregando che un miracolo mi facesse uscire da lì. Ho avuto per mesi un incubo con la sua faccia davanti agli occhi".

La testimonianza

Così la prostituta romena trentenne ha ricostruito in aula la notte trascorsa il 26 gennaio scorso in un albergo di Desio con Michele Gruosso, il 28enne che ora si trova a processo per sequestro di persona davanti al Tribunale di Monza. La ragazza non si è costituita parte civile al dibattimento.

Il 28enne, già condannato a 12 anni e 8 mesi di reclusione per avere tentato di uccidere nel 2016 il patrigno nel Pescarese insieme alla madre (che si è suicidata mentre era agli arresti domiciliari), si trovava a piede libero, dopo avere già scontato un periodo in carcere e poi agli arresti domiciliari, perché erano scaduti i termini di custodia cautelare in attesa di sentenza definitiva e viveva in Brianza dove aveva trovato un lavoro.

L’arresto

Il giovane era stato arrestato dai carabinieri, allertati da un'amica della escort che non riusciva a sentirla al telefono perché i due dispositivi portatili le sarebbero stati sottratti e spenti dal cliente, e ora è ancora detenuto in carcere.

"Non l'ho tenuta sequestrata. Era lei che non voleva andarsene perché voleva più soldi", si difende il 28enne, adducendo un presunto mancato accordo sul compenso della prestazione sessuale. Il processo continua a novembre.