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Pandora Papers, maxi-inchiesta svela i tesori dei leader del mondo nei paradisi fiscali

In 12 milioni di documenti i segreti di 35 capi di Stato e vip: tra cui il re di Giordania, Tony Blair, Ancelotti, Shakira, Claudia Schiffer, Delfo Zorzi e l'amante di Putin

Molti i vip coinvolti nell'inchiesta

I segreti finanziari offshore di ricchi e potenti messi davanti agli occhi del mondo, nella più grande inchiesta collettiva internazionale della storia del giornalismo. L’inchiesta si chiama Pandora Papers perché scoperchia un vaso di veleni di portata mondiale. I Pandora Papers - così come sono stati chiamati dal Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (ICIJ) che li ha elaborati sulla base di 11,9 milioni nuovi file riservati - fotografano le ricchezze nascoste nei paradisi fiscali di 35 leader mondiali, migliaia di vip e miliardari del Pianeta: dal Re di Giordania a Tony Blair, dal fondo della Regina Gb a Julio Iglesias e Claudia Shiffer, passando per Shakira e il circolo ristretto dei collaboratori di Vladimir Putin (amante compresa). L’inchiesta, frutto del lavoro di due anni di 600 giornalisti e di 150 testate (L’Espresso per l’Italia), apre uno spaccato su oltre 29.000 conti offshore e si spinge ben oltre ai Panama Papers di cinque anni fa, basati sul materiale di un singolo studio legale. I Pandora Papers raccolgono infatti l’analisi di dati di 14 diverse entità di servizi finanziari in Paesi e territori che includono la Svizzera, Singapore, le Isole Vergini Britanniche, Belize e Cipro

I documenti esaminati sono datati fra il 1996 e il 2020, anche se alcuni risalgono agli anni 1970. I file rivelano come il Re di Giordania Abdullah, storico alleato degli Stati Uniti, abbia usato varie società fantasma per acquistare per oltre 100 milioni di dollari proprietà di lusso a Malibu, in California, a Londra e a Washington. In Europa i documenti espongono l’acquisto per 22 milioni di dollari di un castello in Francia, vicino Cannes, da parte del premier ceco Andrej Babis, politico miliardario che si presenta come populista avversario dell’elite europea. Mentre in Africa puntano al presidente del Kenya Uhuru Kenyatta: pur dipingendosi da anni come nemico numero uno della corruzione, Kenyatta e alcuni dei suoi stretti familiari hanno creato almeno sette entità offshore per nascondere denaro e beni immobiliari per più di 30 milioni di dollari. 

Nei documenti c’è anche la famiglia reale britannica, che tramite il fondo della Regina ha acquistato per 67 milioni di sterline una proprietà a Londra legata alla famiglia del presidente dell’Azarbaijan, Ilham Aliyev, accusata di corruzione. Sempre restando in Gran Bretagna i Pandora papers notano come Tony e Cheire Blair hanno risparmiato centinaia di migliaia di sterline in tasse sulla proprietà con l’acquisto di un edificio per uffici a Londra tramite una società offshore. Il nome del presidente russo Vladimir Putin non compare nei documenti che, invece, fanno luce sulla fortuna di alcuni uomini e donne nella sua cerchia più ristretta. Fra questi spicca il suo amico di infanzia Petr Kolbin ma anche Svetlana Krivonogikh, con la quale Putin avrebbe avuto una relazione. 

Krivonogikh - che si vocifera abbia avuto una figlia dallo zar - avrebbe acquistato tramite una società offshore un lussuoso appartamento a Monaco. Nei fascicoli dell’inchiesta vengono chiamati in causa anche il cantante spagnolo Julio Iglesias, l’ex top model tedesca Claudia Schiffer e la cantante Shakira. Ma anche il mafioso Raffaele Amato: ‘o Lellò, arrestato nel 2005 e la cui storia ha contribuito a ispirare il film Gomorra, operava - riporta il Miami Herald - tramite una società di comodo, registrata in Gran Bretagna e usata per acquistare proprietà in Spagna poco prima di fuggire dall’Italia. I nomi dei grandi paperoni americani - da Jeff Bezos a Elon Musk - non compaiono nei documenti, secondo quanto riportano i medi statunitensi.

 Ma, per l’imbarazzo di Joe Biden e della sua lotta al fisco trasparente, i documenti rivelano come il South Dakota è uno dei paradisi fiscali mondiali, con nulla da invidiare alle «opache giurisdizioni in Europa e nei Caraibi». Decine di milioni di dollari - riporta il Washington Post - da fuori degli Stati Uniti sono parcheggiati in società a Sioux Falls, la capitale dello stato americano. E parte di questi fondi sono legati a persone e aziende accusate di abusi di diritti umani o altri reati finanziari. Per Biden una rivelazione scottante che potrebbe indebolirlo davanti ai repubblicani contrari ai suoi piani fiscali americani e internazionali. 

Più di 11,9 milioni di documenti con i nomi di oltre 29 mila beneficiari di società offshore, fino a ieri sconosciuti. Dietro le carte intestate ai fiduciari, emergono per la prima volta investimenti e patrimoni esteri di politici europei e sudamericani, dittatori africani, ministri asiatici, sceicchi arabi. Le casseforti segrete di 46 oligarchi russi. Le offshore che azzerano le tasse a una super casta di oltre 130 multi-miliardari americani, indiani, messicani e di altre nazioni. I risultati dell’inchiesta, durata quasi due anni, sono il frutto del lavoro collettivo di oltre 600 giornalisti di 150 testate internazionali, tra cui l’Espresso in esclusiva per l’Italia. 

Dal Washington Post a Le Monde, dalla Bbc a El Pais, dai siti russi ai quotidiani sudamericani, indiani, australiani e africani, dall’Espresso alle tv svedesi e tedesche, i giornalisti di 117 nazioni diverse si sono impegnati a lavorare insieme, a scambiarsi ogni giorno notizie e documenti, fotografie e contatti, su una piattaforma informatica messa a punto dal consorzio. E a pubblicare i risultati dell’inchiesta nello stesso momento, all’unisono, a partire dalle 18.30 di oggi, domenica 3 ottobre. “Pandora Papers è la più grande inchiesta collettiva nella storia del giornalismo”, scrive Icij nell’articolo di presentazione.

“I Pandora Papers -  spiega l’Espresso- documentano, tra mille altre storie mai raccontate prima d’ora, che il Re della Giordania, Abdullah II, ha acquistato ville e terreni negli Stati Uniti e a Londra, per oltre 100 milioni di euro, tramite offshore personali, mentre il suo governo riceveva miliardi dagli Usa per combattere il terrorismo ed evitare una rivoluzione araba in un paese alleato. Alle domande del consorzio, il Re della Giordania, attraverso un portavoce, ha risposto che lui, come sovrano, non paga le tasse. E i suoi investimenti esteri non sono stati dichiarati per ragioni di sicurezza e privacy”.

“In Europa, il premier ceco Andrej Babis, che guida un governo populista di destra, ha usato società-schermo delle Isole Vergini Britanniche, nel 2009, per acquistare una villa da 22 milioni in Costa Azzurra. E non ha mai dichiarato quella proprietà estera alle autorità del suo Paese. Dove nel 2017 ha vinto le elezioni promettendo di combattere la corruzione e i privilegi delle élite. In Olanda, il ministro dell’Economia, Wopke Hoekstra, cristiano-democratico, che ha spesso attaccato l’Italia in nome del rigore finanziario, è entrato nel 2009 in una offshore controllata da una cordata di ex manager di un colosso bancario di Amsterdam, Abn-Amro. Ed è così diventato -si legge ancora- uno degli azionisti anonimi di una nota compagnia di safari in Africa. È rimasto nella offshore anche dopo l’elezione a senatore. E non ha mai dichiarato il suo investimento estero”.

In Ucraina, “il capo dello Stato, Volodimyr Zelensky, ex comico portato al successo da uno show televisivo, ha posseduto segretamente per anni, tramite una società offshore, un’azienda di produzione e distribuzione di film e programmi tv. Nel marzo 2019, un mese prima del voto, ha ceduto le sue azioni a un amico, Sergiy Shefir, che dopo il successo elettorale è stato nominato da Zelensky primo consigliere pubblico della presidenza ucraina. Il 22 settembre scorso Shefir è sfuggito a un misterioso tentativo di omicidio: un commando armato ha ferito il suo autista. A Cipro, lo studio Anastasiades & Partners ha aiutato diversi oligarchi di Mosca, come rivela la corrispondenza interna, a creare nuove offshore per sfuggire alle sanzioni internazionali.

 In Russia l’affare più sorprendente riguarda come detto Svetlana Krivonogikh, indicata dalla stampa indipendente come ex fidanzata e madre di una figlia non riconosciuta da Vladimir Putin. I Pandora Papers rivelano che l’amica del presidente è la beneficiaria di una società offshore costituita nel 2003, esattamente un mese dopo la nascita della bambina, che ha comprato per 3 milioni e 600 mila dollari una residenza affacciata sul mare nel Principato di Monaco. Un affare gestito dagli stessi fiduciari che lavorano tuttora per gli oligarchi più vicini al presidente Putin. All’epoca del presunto flirt Svetlana lavorava come addetta alle pulizie in un hotel. Oggi ha un patrimonio personale di oltre 100 milioni”, prosegue il sito dell’Espresso.

I Panama Papers, l’inchiesta giornalistica che nel 2016 svelò per la prima volta i segreti delle offshore, si fondava sui documenti riservati di uno studio legale, Mossack Fonseca. I Pandora Papers provengono da 14 società internazionali, con basi da Dubai a Singapore, da Cipro alle Isole Vergini Britanniche, dal Belize alle Seychelles, fino alla stessa Panama City, dove questa volta la fuga di notizie riguarda lo studio Alemán, Cordero, Galindo & Lee (Alcogal), che ha tra i fondatori un ex ambasciatore panamense negli Stati Uniti. I documenti ottenuti dal consorzio Icij coprono 25 anni di operazioni offshore, dal 1996 fino al 2020, ma le prime carte risalgono al 1970. Ognuno dei 14 ‘’offshore provider’’ ha una costellazione di uffici e filiali in decine di paradisi fiscali, che funzionano come fabbriche di società anonime, messe a disposizione di banche, consulenti fiscali e studi legali di fama internazionale, che procurano ricchi clienti da tutto il mondo.

Tra le tante celebrità sedotte dalle offshore “compaiono la super modella tedesca Claudia Schiffer, registrata con il cognome della madre, star della musica come Shakira e Elton John, big internazionali del calcio, motociclismo e altri sport come il cricket. Il cantante spagnolo Julio Iglesias, 78 anni, è schedato come beneficiario di almeno venti società delle Isole Vergini Britanniche. Tesorerie caraibiche con tassazione zero, utilizzate da Iglesias, in particolare, per acquistare ville e terreni in Florida, a nord di Miami, nell’esclusiva isola privata di Indian Creek, protetta da bunker di guardie armate, per un valore dichiarato di 111 milioni di dollari”.

 “Come Mossack Fonseca a Panama, molte delle 14 società internazionali di gestione fiduciaria delle ricchezze dei vip hanno legami strettissimi con il potere politico, che decide le leggi fiscali, e con le autorità di controllo, che dovrebbero indagare anche su richiesta di magistrati stranieri. In Belize -aggiunge l’Espresso- un paradiso offshore che offre garanzie di totale anonimato, e per questo risulta frequentato da pericolosi criminali e grandi riciclatori di denaro sporco, le due agenzie fiduciarie più importanti sono state create dall’ex procuratore generale nazionale. A Cipro il primo offshore provider è lo studio di consulenze legali e fiscali fondato dall’attuale Presidente della Repubblica, Nicos Anastasiades, e oggi gestito dalle sue due figlie”.

“Ma con i soldi, gli amici in paradiso si trovano anche vicino all’Italia. I Pandora Papers -si legge ancora- mostrano che un boss della camorra, Raffaele Amato, ha utilizzato una compagnia di fiduciari con base a Montecarlo per schermare la proprietà di una società-cassaforte inglese, che ha comprato terreni e immobili in Spagna. Amato è stato il capo degli «scissionisti», l’alleanza di clan camorristi che fu al centro della sanguinaria guerra di mafia che ha ispirato il libro e la serie televisiva Gomorra. Arrestato nel 2009 dopo anni di latitanza proprio in Spagna ed estradato in Italia, il boss Amato sta scontando una condanna definitiva a vent’anni di reclusione. I suoi fiduciari di Montecarlo, contattati più volte dal consorzio Icij, non hanno risposto alle nostre domande e richieste di chiarimenti”.

I Pandora Papers portano alla luce anche molti nuovi documenti su società offshore, intestate ad altri cittadini italiani, “che erano menzionate, senza tutti i particolari che emergono ora, in varie indagini giudiziarie o fiscali. Ad esempio, l’ex nazifascista Delfo Zorzi, intercettato dalla polizia italiana nel 1997 mentre era latitante, utilizzava per le comunicazioni più riservate un telefonino intestato alla filiale svizzera di una misteriosa società offshore. La sua esistenza e le sue attività in Italia, dove Zorzi controllava segretamente catene di negozi e aziende di abbigliamento, fu svelata da un’inchiesta giornalistica dell’Espresso firmata da Alessandro Gilioli, oggi direttore di Radio Popolare a Milano.

I Pandora Papers - continua il sito dell’Espresso - ora documentano che Zorzi era cliente della Fidinam, una società fiduciaria svizzera controllata da prestigiosi avvocati ed ex magistrati, che aveva registrato quel cliente con il suo nuovo nome giapponese, Hagen Roi, ottenuto a Tokyo dove vive dagli anni ‘70. Processato e condannato in primo grado per la strage di Piazza Fontana, Zorzi è stato assolto in appello e la Cassazione ha confermato in via definitiva la sua innocenza. Nel suo curriculum giudiziario compare solo una vecchia condanna definitiva dopo un arresto in Veneto nel 1968 per armi ed esplosivi”. Dai Pandora Papers “emergono anche le società estere che sono finite al centro delle indagini del fisco spagnolo su Carlo Ancelotti, l’ex calciatore che adesso allena il Real Madrid, dopo anni di successi in Italia e all’estero. Ancelotti - viene spiegato - non ha risposto alle domande inviate dall’Espresso, da El Pais e dal consorzio Icij. Silenzio totale anche da Zorzi-Hagen”.