Le ricerche su Google "arruolate" per prevenire la futura pandemia

La Bicocca con l’aiuto delle aziende sanitarie di Brescia e Bergamo ha varato un piano per gestire le emergenze

Medici impegnati nella pandemia

Medici impegnati nella pandemia

Brescia - Mentre si chiude lo stato di emergenza dopo due anni di pandemia, già ci si prepara a intercettare e prevenire la prossima partendo dalle lezioni imparate con Covid. Alcune indicazioni sono arrivate dallo studio elaborato dal professor Lorenzo Giovanni Mantovani, direttore del centro dipartimentale di studio sulla sanità pubblica dell’Università Bicocca e direttore del Value-Based Healthcare Unit di Irrcs Multimedica, con le due Ats Brescia e Bergamo, le prime e più colpite da Covid. "Il problema attuale – spiega Mantovani – è che le informazioni (ricoveri, cartelle cliniche, accessi al Pronto soccorso, uso di farmaci, ndr) vengono restituite a chi deve agire con settimane di ritardo, perché sono state pensate per rendicontare gli eventi, dopo molteplici controlli.

Oggi ciò non è più sufficiente: la pandemia del 1917 ci metteva 3 mesi per attraversare un continente, oggi ci mette 12 ore". Raccogliere i dati sanitari in tempo reale, prevedere che nel gestionale delle malattie infettive si possano segnalare anche patologie mai osservate prima, sono alcune indicazioni per provare a intercettare per tempo i segnali. Utili anche dati extrasanitari, come le ricerche su Google: uno studio del Minnesota, ad esempio, ha evidenziato che le crisi d’asma sono anticipate di qualche ora da un incremento di ricerche su Google di parole come “sintomi d’asma“. Avere un algoritmo intelligente che metta insieme tutti questi dati, affidando la lettura agli epidemiologi delle Ats, può essere un metodo per non lasciarsi travolgere nuovamente da un “vulcano in eruzione“. Difficile dire, invece, perché tutto sia iniziato da Bergamo, Brescia, Lodi, Cremona, anche se non sarebbe da escludere il ruolo degli scambi commerciali.

«Le epidemie viaggiano con gli uomini e gli uomini viaggiano con le merci – aggiunge Mantovani – possiamo vedere che le piattaforme di logistica sono proprio in quelle aree. Le sentinelle per intercettare i segnali di possibili nuove malattie infettive vanno messe nelle aree di maggiore interscambio". E una volta accertato che sta per esplodere la pandemia?

Per la gestione, contano anche i modelli organizzativi. Ad esempio, nella prima ondata, Bergamo ha registrato più accessi al Pronto soccorso per patologie respiratorie rispetto a Brescia, che probabilmente ha avuto una gestione migliore sul territorio e nel setting ospedaliero. "Lo studio – sottolinea Claudio Sileo, direttore Ats Brescia - ha anche il valore di far capire se i modelli organizzativi di due territori così vicini, colpiti contemporaneamente, hanno dato risultati diversi a seconda del modello organizzativo. Noi ad esempio non abbiamo avuto l’ospedale in fiera, ma abbiamo isolato i malati in ospedale, prima con la lavanderia dei Civili, poi con Scala 4. Forse abbiamo imparato che piuttosto che tenere un cardiopatico con Covid in cardiologia, è meglio tenerlo negli infettivi dove il cardiologo va a visitarlo".