Covid, la pandemia ha cambiato l'alimentazione degli adolescenti: ecco come

Dallo studio emerge che gli effeti positivi prevalgono su quelli negativi: "Maggiore attenzione a prodotti sani e spesso di prossimità frutto delle nostre terre".

Almeno una volta al giorno è importante riuscire a mangiare tutti insieme

Almeno una volta al giorno è importante riuscire a mangiare tutti insieme

La pandemia ci ha cambiati.La ricaduta maggiore è avvenuta nel mondo del lavoro, dove tempi, ritmi e modalità sono stati stravolti creando difficoltà sociali e disorientamento personale. Ma, soprattutto, i cambiamenti hanno investito le relazioni umane, sublimate malamente dal web, dai telefonini, dalle chat e dalle videochiamate, al posto di una stretta di mani, di un incontro personale, di un dialogo a quattr’occhi. Facciamo ancora i conti con il ribaltamento delle abitudini. In particolare, negli adolescenti si è modificato l'atteggiamento nei confronti del cibo e nelle modalità con cui si rapportano quotidianamente all'alimentazione.

Secondo la prima ricerca in campo nazionale svolta dal team di studio dell'Università Cattolica di Piacenza insieme a Anbi Emilia Romagna, Crea e Consorzio di bonifica di Piacenza la risposta è "si", se il 54% dei ragazzi intervistati ha esplicitamente dichiarato di aver cambiato (forse per sempre) le proprie abitudini alimentari da quando il virus Covid-19 ha fatto improvvisa irruzione nelle loro vite. Occorre tuttavia approfondire questo dato, per comprendere al meglio se questi mutamenti abbiano avuto nell'insieme un effetto positivo o negativo. "Il progetto Food Mood offre molteplici opportunità di analisi e il quadro che emerge dalla ricerca - ha commentato il professor Edoardo Fornari che ha coordinato lo studio - è caratterizzato da un contrasto tra luci e ombre, nel quale però le prime sembrano fortunatamente prevalere sulle seconde". Tra i cambiamenti in senso peggiorativo emergono soprattutto due aspetti

Da un lato un aumento consistente del tempo in solitudine e dedicato all'uso dei device digitali, con i conseguenti impatti negativi su tutte le sfere della socialità, inclusa quella della condivisione del cibo come momento di gratificazione e di evasione. Ne deriva che circa il 15% dei ragazzi adolescenti vive, purtroppo, l'alimentazione come un problema, che l'emergenza Covid-19 ha di fatto esasperato. Dall'altro lato, vi è il consolidamento di una "brutta abitudine" che si stava peraltro già affermando nell'era pre-pandemica: quella di non fare la prima colazione. Questo comportamento riguarda ormai circa un quarto degli studenti e studentesse di scuola superiore, che non riconoscono a questo momento di consumo la sua fondamentale importanza. I cambiamenti migliorativi, però, sono molti e decisamente incoraggianti. In primis, i lockdown, la Dad, lo smart working e più in generale il maggior tempo trascorso tra le mura domestiche hanno favorito il recupero di una "bella abitudine", quella della "socialità" dei pasti in famiglia. Nel 96% dei casi, infatti, pranzi e cene oggi si consumano in compagnia di mamma, papà, fratelli e sorelle, tutti seduti insieme a tavola.

Un altro aspetto positivo indotto dall'emergenza Covid-19 è stato quello di una maggiore attenzione, rispetto al passato, alla sicurezza dei prodotti: c'è una crescente domanda di "Food Safety" che deriva da un fortissimo bisogno di rassicurazione da parte dei giovani rispetto a tutto ciò che si mangia e si beve. E, nello stesso tempo, c'è una diffusa propensione al "salutismo" alimentare, nel senso che 2 adolescenti su 3 hanno iniziato a scegliere cibi con meno grassi, meno zuccheri, meno sale e/o hanno ridotto la quantità complessiva di cibo consumato. Il tutto accompagnato da un'ottima predisposizione a svolgere attività fisica: almeno una volta a settimana nel 78% dei casi. Infine, altri due aspetti molto interessanti e promettenti. Da un lato c'è una crescente aderenza di questi ragazzi e ragazze, nei loro consumi quotidiani, ai principi-guida della cosiddetta "dieta mediterranea". E dall'altro si è affermata, negli ultimi mesi, una bellissima riscoperta dei prodotti tipici del territorio: le eccellenze Dop e Igp dell'Emilia-Romagna come Parmigiano Reggiano e Grana, il Prosciutto di Parma, la Coppa Piacentina. Prodotti della tradizione a cui il 70/80% degli adolescenti associa una straordinaria superiorità qualitativa rispetto alle alternative "convenzionali" disponibili sul mercato.

"Da questa importante ricerca si comprende che contesto penalizzante causato dall'emergenza pandemica - ha sottolineato il presidente di Anbi e Anbi Emila Romagna, Francesco Vincenzi - ha generato, come elemento positivo, la migliore e maggiore attenzione ad una alimentazione sana, tracciabile, spesso di prossimità frutto delle nostre terre".