Opere incompiute, in Lombardia bruciati 107 milioni di euro negli appalti

È la quarta regione dopo le Isole e il Molise per il valore delle risorse economiche in fumo. Nell’anagrafe dei cantieri non completati o mai partiti si contano ancora 19 interventi

Foto d'archivio

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Un miliardo e 820milioni bruciati da 381 opere incompiute. Di questi la Lombardia ne ha sprecati 107,5 milioni. Colpa dei 19 cantieri non completati nei tempi previsiti o mai partiti nei comuni della quarta regione per sperperi, dopo le isole (Sicilia e Sardegna) e il Molise e davanti alla Calabria. La ricerca realizzata dall’International Center for Research per Silvi Costruzioni Edili - leader dal 1970 nella progettazione, costruzione, ristrutturazione e manutenzione di fabbricati - ha aggregato i dati del sistema informativo “Monitoraggio opere incompiute“ del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Anagrafe delle opere incompiute) e delle singole Regioni aggiornati. Il risultato – spiegano i ricercatori – è una "geografia 2023 dello spreco infrastrutturale in Italia".

Al primo posto si classifica la Sicilia con 138 opere incompiute e uno spreco di 401,9 milioni, il 22,1% del Paese (1,82 miliardi di euro). Escludendo il dato sovra-nazionale (su 1,8 miliardi 657 milioni, la quota relativa ad appalti non gestiti da enti locali) il peso delle regioni sale. Ai primi cinque posti si trovano la Sicilia, che incide per il 34,6% sugli sprechi, la Sardegna con il 20,8%, il Molise (11,5%), la Lombardia (9,2%) e la Calabria (5,9%). Cinque  regioni che insieme pesano per l’82% delle risorse bruciate in Italia.

Analizzando il valore economico degli appalti, dopo la Sicilia si trovano la Sardegna - che sperpera 241,4 milioni con 47 opere incompiute - il Molise (133,7 con soli 11 cantieri,) la Lombardia (107,5 milioni con 19 opere) e la Calabria, dove si bruciano 68,4 milioni con 20 appalti. Soltanto la provincia autonoma di Bolzano e quella di Trento non hanno comunicato cantieri non completati e risultano a “sprechi zero“.

La situazione è caratterizzata ancora da troppe inefficienze, sprechi ma soprattutto procedimenti burocratici che nel nostro Paese sono molto farraginosi", sottolinea Gianni Silvi, amministratore delegato di Silvi Costruzioni Edili. Ad aggravare lo scenario concorre il patrimonio immobiliare: "In Italia oltre 6 immobili su 10 sono obsoleti" sottolinea Silvia Silvi, general manager della società.

Le opere che attualmente compaio nell’anagrafe delle grandi incompiute presentano tre scenari. I cantieri avviati risultano interrotti oltre il termine previsto per la conclusione. Altri, oltre a non essere ultimati, non presentano i requisiti per la ripresa. Terza situazione, i lavori sono stati ultimati ma non sono stati collaudati entro i termini di consegna previsti perché l’opera non presenta tutti i requisiti richiesti dal capitolato.

Nell’elenco pubblicato anche sui siti internet delle regioni vengono precisate anche le cause dell’incompletezza. Cinque le motivazioni ricorrenti: la mancanza di fondi; cause tecniche; il cambiamento di norme tecniche e disposizioni di leggi; il fallimento, liquidazioni e concordato preventivo dell’impresa appaltatrice; il mancato interesse a completare i lavori da parte della stazione appaltante o di chi si è aggiudicato l’intervento.