Omicidio Seriate, Tizzani: show in aula. "Il killer di Gianna? Baffetti biondi e lenti"

In Assise parla il marito imputato del delitto. L’identikit dell’ex ferroviere: "Mani scure, forse era sangue"

Antonio Tizzani e Gianna Del Gaudio

Antonio Tizzani e Gianna Del Gaudio

Bergamo, 2 luglio 2022 - «L’assassino aveva il cappuccio della felpa in testa. Era accovacciato di spalle con le mani sulla borsetta di mia moglie. Si è girato e l’ho visto per tre quarti. Aveva i baffetti biondi. Gli occhiali li ho notati per il riflesso della luce dal soffitto. Le mani erano scure, dovevano essere sporche di sangue". È il momento di occupare la scena per Antonio Tizzani, assolto per non avere commesso il fatto in primo grado a Bergamo dall’accusa di avere sgozzato la moglie Gianna Del Gaudio, insegnante in pensione di 63 anni, la notte fra il 26 e il 27 agosto del 2016, nel loro villino in piazza Madonna delle Nevi, a Seriate. Il pm Laura Cocucci aveva chiesto l’ergastolo. Per due ore il capostazione in pensione (74 anni) risponde alle domande dei giudici della Corte d’Assise di Brescia, con qualche particolare nuovo come quello delle lenti del killer. La cena con il figlio Mario e la compagna Alessandra che si congedano attorno a mezzanotte. Tizzani esce per bagnare le piante del giardino che dà sulla piazza. Rientra dopo venti minuti. Vede l’assassino fuggire verso la cucina sul retro. Lì trova la moglie con la gola tagliata. "L’ho inseguito. Ho scavalcato una pozza di sangue. Ho sentito l’ultimo rantolo di mia moglie. Sono arrivato fino al cancelletto, non sono uscito".

L’uomo non aveva su di sé nessuna traccia di sangue e non risulta si sia cambiato. Notte dei misteri. Ne viene evocato uno da Delfina Rota, amica vicina e confidente di Gianna Del Gaudio. "Verso le 3, 3.30, ho sentito dei rumori da casa Tizzani". A quell’ora l’abitazione era sotto sequestro. Le telecamere della zona non hanno però ripreso nessuno. Liti, maltrattamenti? "Fingevamo per i vicini", è la risposta di Tizzani, assolto nel primo processo dall’accusa di essere un marito violento. Non concordano le testimonianze. Due ragazze ricordano le urla di un uomo che poi hanno attribuito a Tizzani. L’amica ha distinto una voce flebile di donna. Una vicina è incerta se una voce femminile abbia invocato "basta" o "aiutatemi". Un altro ha sentito solo Tizzani gridare "Mio Dio". Il cutter, incrostato del sangue della vittima, trovato in un sacchetto delle mozzarelle destinate a casa Tizzani. Sulla lama, in una posizione strana, coperta dall’impugnatura di gomma, uno dei sedici prelievi effettuati ha rinvenuto il Dna di Tizzani. Il genetista forense Giorgio Portera, consulente della difesa, ha avanzato la tesi che possa essere il frutto di una contaminazione nei laboratori del Ris di Parma, dopo l’apertura di un campione genetico dell’indagato, prima di nuovi esami sul cutter.

Tizzani non è mai comparso nella sezione di biologia, precisa in aula il responsabile, il tenente colonnello Alberto Marino. Il difensore Giovanna Agnelli fa osservare come figuri un suo accesso per le impronte digitali. Nel sacchetto c’era anche un paio di guanti di lattice con un Dna sconosciuto. L’aplotipo Y è identico a quello isolato su Daniela Roveri, la manager di Colognola uccisa quattro mesi dopo Gianna, anche lei con un fendente alla gola. La stessa mano? "Oltre - sostiene Portera - al cromosoma Y, c’è anche una forte compatibilità di tutto il profilo di entrambi i Dna. Può essere sostenuta la presenza dello stesso soggetto sulle due scene del crimine".