'Ndrangheta, affari con la frutta: 19 arresti tra Lombardia e Calabria

Estorsioni, incendi e recupero crediti per turbare un settore che rende

Carabinieri

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Brescia 12 marzo 2019 - Lotte commerciali combattute a colpi di intimidazioni e perpetrate da pericolosi ‘ndranghetisti radicati al nord e chiamati dagli imprenditori per battere la concorrenza e recuperare crediti.

Lo svela l’inchiesta dei carabinieri e del Ros di Bergamo sfociata in 19 arresti: 10 eseguiti a Reggio Calabria, 4 a Bergamo, 3 a Brescia e uno a Milano. L’inchiesta, condotta dal pm dell’Antimafia di Brescia, Claudia Moregola e dal collega di Bergamo, Emanuele Marghisio, è partita a dicembre 2015 dall’incendio di 14 tir in una ditta bergamasca di trasporti del settore ortofrutta, la Ppb di Seriate, in guerra con un’analoga società di Telgate, la Mavero del pregiudicato calabrese Giuseppe Papaleo, ritenuto mandante del rogo. Gli imprenditori, dicono gli inquirenti, per battere i concorrenti si sarebbero affidati a nomi di spicco della criminalità collegati ai clan reggini. Tra loro Carmelo Caminiti, “intraneo” alla cosca De Stefano. «La ’ndrangheta più intelligente, quella che spara meno e guadagna di più», sottolinea il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho. Caminiti e sodali recuperavano crediti per gli imprenditori e il giro estorsivo transitava su carte Poste Pay fruttando almeno mezzo milione l’anno. Per il pm Moregola l’intimidazione si sostanziava nell’esibizione del pedigree criminale, sufficiente per ottenere denaro e omertà.