MARIO CONSANI
Cronaca

Killer troppo impegnato, si è confuso. Delitto di mafia resta senza mandante

La mattanza tra cosche al Nord negli anni Ottanta: l’uomo che regolava i conti si era pentito e fatto nomi. I giudici: poco coerente

La cronaca dell’omicidio Verderame avvenuto a San Giuliano il 3 ottobre 1988

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Milano, 23 febbraio 2021 - Il killer pentito può aver fatto confusione con uno degli altri sei omicidi che ha sulla coscienza. Ecco, in estrema sintesi, perché i giudici della Corte d’assise due settimane fa hanno assolto il presunto mandante del settimo assassinio, Antonio Rinzivillo, oggi 62 anni, che a cavallo tra gli ’80 e i ’90 era il responsabile milanese del gruppo legato al boss di mafia Giuseppe "Piddu" Madonia, capo della commissione provinciale di Cosa nostra a Caltanissetta. A morire davanti a una scuola di San Giuliano Milanese alle porte della metropoli, nel lontano ottobre del 1988, fu Cristoforo Verderame, 32 anni, mafioso di Niscemi, crivellato da quattro colpi di pistola, l’ultimo alla nuca. Un’esecuzione in piena regola che solo per caso non avvenne sotto gli occhi dei bambini durante l’ora di pausa per il pranzo. Era guerra di mafia in trasferta (Riina, Provenzano e Madonia contro i “ribelli“ della Stidda), la Lombardia succursale dell’isola lontana. Vent’anni dopo, le prime indagini presero spunto dai racconti del pentito Giovanni Brusca (che a Capaci fece saltare in aria Giovanni Falcone) e portarono sul banco degli imputati Alessandro Barberi, Giovanni Pietro Flamia "u Cardiddu" e lo stesso "Piddu" Madonia, poi tutti assolti per insufficienza di prove.

Rimasto dunque per più di 30 anni senza soluzione, l’omicidio Verderame, pregiudicato per droga e prostituzione, ha trovato di recente almeno un colpevole dopo i racconti del pentito Emanuele Tuccio, mafioso di Niscemi, e la confessione di uno dei killer (a sparare furono in due) Antonino Pitrolo, 62 anni. Creduto dai giudici, quest’ultimo, quando si è autoaccusato del delitto (8 anni di condanna in “abbreviato“) ma non quando ha chiamato in causa come mandante Rinzivillo, che infatti è stato assolto. Pitrolo (che di condanne definitive per omicidio ne ha già sei) potrebbe essersi confuso. "L’assassinio di Verderame - scrive la Corte d’assise, presidente Ilio Mannucci Pacini, a latere Ilaria Simi de Burgis - si inserisce in una guerra che aveva portato ad un numero di omicidi molto elevato, e già solo questo fa ritenere possibile che vi sia stata una certa confusione nei ricordi dei vari interpreti di questo conflitto". Troppi morti per ricordare i particolari di ogni esecuzione dopo trent’anni. Così anche i pentiti possono sbagliare, fanno capire i giudici che scrivono di "mancata coerenza delle dichiarazioni auto ed etero accusatorie di Pitrolo rispetto a quanto altrimenti emerso dalle indagini". In pratica, c’è almeno un testimone oculare di quella mattina che mise a verbale una ricostruzione dell’omicidio che in più di un passaggio si discosta da quella offerta da Pitrolo. Il quale, a dirla tutta, sentito dagli inquirenti in più occasioni, già di suo ha detto una volta di aver ricevuto da Rinzivillo la pistola con cui uccise alcuni giorni prima del delitto, un’altra volta di averla avuta la mattina stessa. E altre vaghezze del genere, come quella della presenza di un’"auto di supporto" per i killer sul luogo dell’omicidio, particolare aggiunto per la prima volta da Pitrolo solo un paio d’anni dopo l’originaria confessione. Quanto all’altro pentito Tuccio, su Rinzivillo ha detto che "quest’ultimo sicuramente era a conoscenza del delitto e ne era il mandante in quanto responsabile del gruppo Madonia a Milano". Un ragionamento che però ai giudici non è bastato.