Messina Denaro, l'architetto prestanome del boss non risponde al gip

Massimo Gentile, ritenuto fiancheggiatore del capomafia, si è avvalso della facoltà di non rispondere all'interrogatorio di garanzia

L'arresto di Massimo Messina Denaro e, a destra, Massimo Gentile (in una foto pubblicata del suo profilo Facebook)

L'arresto di Massimo Messina Denaro e, a destra, Massimo Gentile (in una foto pubblicata del suo profilo Facebook)

Monza, 29 Marzo 2024 – Si è avvalso della facoltà di non rispondere all'interrogatorio di garanzia Massimo Gentile, l'architetto arrestato due giorni fa perché ritenuto fiancheggiatore del boss mafioso Matteo Messina Denaro. L'uomo, che dal 2019 è dipendente del Comune di Limbiate (Monza), dove svolgeva l'incarico di responsabile dei procedimenti del servizio Lavori pubblici, è stato sentito nel carcere di Monza.

Il suo legale, l'avvocato Antonio Ingroia non era presente in quanto all'estero. Presente in aula il co-difensore Michele Melchiorre. Gentile è accusato di aver fornito la sua carta d'identità al latitante Messina Denaro. Prima di essere ''Andrea Bonafede'', il boss era dunque ''Massimo Gentile'', come emerge dalla carta di identità trovata. Intanto la procura di Milano valuta approfondimenti sulla figura di Massimo Gentile nella sua qualità di capo ufficio tecnico del Comune di Limbiate.

L'ordinanza, finita sul tavolo del procuratore di Milano Marcello Viola, è stata affidata per verifiche e accertamenti al secondo Dipartimento che si occupa di reati riguardanti la pubblica amministrazione ed è guidato dalla procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano. A Limbiate, Gentile risultava incaricato anche della gestione dei fondi del Pnrr e proprio sulla gestione dei fondi pubblici si concentra l'attenzione degli inquirenti alla ricerca di nuovi spunti e legami investigativi.