ANDREA MORLEO
Cronaca

Mario Conti disperso. Chi è l’alpinista che vinse il Cerro Torre e scalò con Messner

Continuano le ricerche nei boschi di Sondrio del membro dei Ragni di Lecco, stregato dalla Patagonia e amico di Gianfelice Rocca

L'alpinista Mario Conti, 79 anni e il Cerro Torre, vetta patagonica

Sondrio, 22 novembre 2023 – È difficile pensare che chi ha trascorso una vita a sfidare le leggi della gravità, ambienti ostili e situazioni al limite per arrampicarsi sulle pareti e vincere pareti di mezzo mondo possa perdersi nei boschi dietro casa.

È difficile pensare che la vita, prima o poi, possa presentare il conto anche ai suoi figli più coraggiosi, quelli che hanno osato la dove nessuno si era mai spinto, quelli che la pelle sono riusciti a portarla a casa anche nelle situazioni al limite. 

Cerro Torre

È il caso di Mario Conti, 79 anni, guida alpina e tra i quattro alpinisti lecchesi che nel 1974 arrivò sulla vetta del Cerro Torre nella spedizione del Gruppo Ragni passando per la parete Ovest. Resta tuttora una delle imprese top dell'alpinismo mondiale. 

Per anni la vetta patagonica era considerata uno dei problemi da risolvere dell'alpinismo, un tabù senz’altro alimentato dalla morte dell’austriaco Tony Egger che insieme a Cesare Maestri si avventurò sul “dito di pietra” e il suo inconfondibile “fungo” sommitale di ghiaccio e neve.   

Siamo a cavallo tra il 1958 e il ‘59 e tutte le polemiche successive a quella tragica spedizione - la vetta fu raggiunta o meno? – contribuirono non poco ad accrescere la fama del Cerro Torre, che non a caso resta forse la montagna a cui i “maglioni rossi” lecchesi sono più legati.

La spedizione dei Ragni di Lecco al Lotshe ('75); Al centro Ricvcardo Cassin, a destra Mario Conti e Reinhold Messner
La spedizione dei Ragni di Lecco al Lotshe ('75); Al centro Ricvcardo Cassin, a destra Mario Conti e Reinhold Messner

Patagonia 

Terra inospitale e selvaggia, molti alpinisti lecchesi hanno finito sono stati stregati dalla Patagonia. Casimiro Ferrari, il capo-spedizione del 1974, decise addirittura di trasferirsi laggiù in un'estancia salvo poi rientrare in Italia poco prima di spegnersi nel settembre 2001 a causa di un cancro.

In Patagonia Mario Conti è da sempre di casa: per anni ha fatto la spola tra Lecco e El Chalten, la cittadina ai piedi del massiccio del Fitz Roy e del Cerro Torre. Laggiù si è sempre mosso come un local, soprattutto grazie alla lunga amicizia che lo lega a Gianfelice Rocca e alla famiglia.

È proprio il presidente del gruppo industriale Techint e dell'Istituto Clinico Humanitas, nonché membro onorario del Gruppo Ragni di Lecco che in alcuni casi dà una mano (logistica e non) alle molte imprese che i Ragni tentato negli anni nella Terra del fuoco.

Himalaya

Il Torre non l’unica impresa a cui contribuì lo Zenin. Solo un anno dopo Riccardo Cassin organizza una spedizione per salire la parete Sud del Lhotse, che con i suoi 8.518 metri di quota è la quarta montagna più alta della terra.

Per vincere il colosso himalayano il “grande vecchio” chiama alcuni giovani emergenti: tra loro Mario Conti, Alessandro Gogna e un promettente ragazzone altoatesino di nome Reinhold Messner. Il tentativo fallisce ma quella del 1975 resterà nella storia dei Ragni come l’ultima spedizione in stile himalayano, che poi lascerà spazio a squadre più “leggere”.

Dodici anni più tardi, nel 1987, “Mariolino” accompagnerà il grande Riccardo a ripetere a cinquant’anni di distanza la nord-est del Pizzo Badile salita in prima assoluta nel ‘37 insieme a Vittorio Ratti e Luigi Esposito

Da sinistra Danilo Valsecchi, Mario Conti, Daniele Bianchi, Floriano Castelnuovo e Riccardo Cassin
Da sinistra Danilo Valsecchi, Mario Conti, Daniele Bianchi, Floriano Castelnuovo e Riccardo Cassin

Quell'estate del 1987 c’erano anche Floriano Castelnuovo, Danilo Valsecchi e Daniele Bianchi che hanno continuato la tradizione alpinistica lecchese avviata da Cassin prima e Zenin poi. Sono parecchi che gli alpinisti che in questi giorni da Lecco salgono in Valtellina per dare una mano nelle ricerche. In nome di una lunga amicizia cementata dalla comune passione per la montagna che li ha portati, insieme, a scrivere pagine di alpinismo sulle pareti di tutto il mondo. Tra loro anche Norberto Riva e Sergio Panzeri.  

Insieme ai soccorritori e con l’ausilio di cani e droni, da giorni battono un un’ampia zona attorno all’abitazione di frazione Mossini, da cui Mario Conti manca da otto giorni. Martedì scorso è uscito per una passeggiata nei boschi sopra Sondrio ma non abbia più fatto ritorno nell’abitazion.

Da quando la moglie Serena Fait ha dato l’allarme, una task-force sta battendo un’ampia zona boschiva che si inoltra anche in Valmalenco.“Si deve comunque essere ottimisti nella speranza che le cose siano diverse da quelle che possiamo pensare. Altrimenti non avrebbe nemmeno senso continuare con le ricerche”, racconta al telefono Alberto Pirovano, ex presidente del Gruppo Ragni e oggi consigliere nazionale del Cai.

“Mario è stato mio vice in uno dei momenti più difficili per i Ragni, che in quel periodo rischiavano addirittura lo scioglimento. Grazie a lui i valori ereditati dalla generazione dei Cassin, Carlo Mauri e Casimiro Ferrari sono stati trasmessi ai più giovani che lui ha cominciato a portare in Patagonia - spiega Pirovano – con quello spirito di dilettantismo professionale che ancora oggi guida il gruppo”.