Mancano 1.435 medici di famiglia in Lombardia, fino al 90% di posti scoperti: cosa succede

Milano, la carenza di professionisti al centro del Congresso Regionale Simg. Franco: “A Pavia su 74 posizioni aperte negli ambiti carenti di Assistenza Primaria solo 8 occupate”. Soluzione e prospettive

Medico di base (Foto di repertorio)

Medico di base (Foto di repertorio)

Sono 1.435 i medici di famiglia che mancano in Lombardia, in aumento rispetto al 2023 quando, dal monitoraggio fatto presso tutte le Ats, mancavano 1.326 tra medici di medicina generale e pediatri di libera scelta. Ma il problema della Medicina Generale non è solo numerico, tanto più che dal 2030 questo aspetto si dovrebbe alleviare. "In questa fase, in Lombardia come nel resto d'Italia, c'è un problema numerico: sia nella Medicina Generale che in molte specialità non ci sono medici sufficienti per coprire le posizioni scoperte” sottolinea Massimiliano Franco, medico di famiglia a Pavia e presidente del congresso regionale della Società Scientifica dei Medici di famiglia Simg che si terrà sabato 25 maggio ad Assago, con oltre 200 partecipanti e tutti i delegati provinciali della Società.

“Nella provincia di Pavia – osserva Franco – quest'anno, su 25 posti disponibili per iniziare il corso triennale di formazione in medicina generale ne sono stati occupati solo 8. A inizio maggio, sempre a Pavia, su 74 posizione aperte nei cosiddetti ambiti carenti di Assistenza Primaria, ne sono state occupate solo 6: oltre il 90% è rimasto vacante. Questo problema avrà un'inversione di tendenza nel 2030, quando, secondo le proiezioni, si avrà un numero maggiore di medici come conseguenza dell'aumento delle persone ammesse a Medicina. Tuttavia, rischiano di persistere altri problemi: oltre alla necessità di formare queste nuove generazioni, la medicina del territorio dovrà essere resa più attrattiva, più ancora che meglio remunerata, con regole precise e un personale infermieristico e amministrativo di supporto che permetta ai medici di svolgere esclusivamente l'attività clinica".

Una delle strade proposte e avviate dalla Medicina Generale è quella dell'associazione tra diversi medici di famiglia, per ottimizzare spazi e risorse a disposizione. Proprio a tale scopo si sta definendo un'offerta formativa non solo sulle competenze medico-scientifiche, ma anche sulla dimensione organizzativa e manageriale della Medicina Generale, in base alle dimensioni delle diverse realtà. "L'associazionismo è il futuro della Medicina Generale – evidenzia Franco –. Le forme associative avanzate sono già una realtà, con accorpamenti che vanno da un minimo di tre Medici a un massimo di 15. Spesso vi sono degli ostacoli, come la reperibilità di spazi adeguati nei grandi centri e la scarsità di clinici nelle aree meno densamente popolate. L'aggregazione necessita quindi di un contributo organizzativo dalle ASST, che dovrebbero incoraggiare questo approccio e fornire personale di studio e infermieristico, al fine di rendere più efficace il lavoro sul territorio con ogni figura professionale preposta allo svolgimento dei propri compiti".

Tra i temi al centro del congresso Simg: la prevenzione, i disturbi non differibili, le cronicità e la fragilità, ma anche laboratori di simulazione dell'attività medica per una rapida e concreta acquisizione di competenze pratiche. La Società Scientifica, infatti, ha offerto un essenziale contributo nell'approvazione delle Linee Guida per la gestione sul territorio del paziente fragile e proprio in Regione Lombardia si è avuta da qualche settimana la pubblicazione del Piano Diagnostico-Terapeutico per le demenze.