
La Dda (foto d'archivio)
Palermo, 25 marzo 2021 - La festa patronale in alcuni paesi della Sicilia è l'occasione di ostenterare il potere malavitoso, e di mandare un messaggio arcaico ai concittadini: il santo patrono è nostro. E poi, dal sacro al profano, gestire i commerci ambulanti legati alla festa, scegliere i cantanti da fare esibire e soprattutto esigere la sponsorizzazione da parte dei commercianti locali. Insomma affari d'oro anche se assolutamente illegali. Tutte attività illecite che secondo gli investigatori si sarebbero aggiunte al classico spaccio di droga e alla gestione delle bande specializzate in furti di auto e di moto e alla conseguente richiesta ai proprietari di versare un riscatto in cambio della restituzione del mezzo.
E la famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, a Palermo, esercitava il pieno controllo sull'organizzazione della festa in onore della patrona del quartiere Madre Sant'Anna' che si tiene ogni anno nel mese di luglio. E' uno dei particolari emerso dall'indagine della Dda di Palermo che questa mattina ha portato all'esecuzione di 14 misure cautelari nei confronti di altrettanti esponenti della famiglia.
Sino a luglio 2015, il comitato organizzatore della festa era guidato dalla famiglia Tantillo e, in particolare, dai fratelli Domenico e Giuseppe che, nel dicembre 2015, sono stati arrestati nell'ambito dell'operazione Panta Re poiché ritenuti i reggenti della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio. In occasione della festa per la Santa, che si svolge dal al 25 al 27 luglio, le serate canore, animate da alcuni cantanti neomelodici, venivano organizzate da un comitato che, di fatto, era controllato da Cosa Nostra. I mafiosi sceglievano e ingaggiavano i cantanti e, attraverso le cosiddette riffe settimanali, raccoglievano le somme di denaro tra i commercianti del quartiere per poi utilizzarle sia per l'organizzazione della festa che per rimpinguare la cassa della famiglia mafiosa. Da Cosa Nostra passavano anche le autorizzazioni ai commercianti ambulanti per vendere i loro prodotti durante la festa, disciplinando anche la loro collocazione lungo le strade del rione. Un ruolo di primo piano era affidato a Salvatore Buongiorno, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Nelle veste di agente di numerosi cantanti neomelodici, Buongiorno avrebbe ricevuto disposizioni da Angelo Monti e Jari Massimiliano Ingarao sui nomi dei cantanti da ingaggiare, sui rispettivi compensi e sul luogo dove allocare il palco delle manifestazioni. A lui anche il compito di avvicinare i commercianti del quartiere per chiedere di 'sponsorizzare' con somme di denaro.
Particolarmente significativa la vicenda che riguarda le relazioni dei mafiosi di Borgo Vecchio con un neomelodico catanese, legato da vincoli di parentela ad importanti esponenti apicali di quella criminalità organizzata, in solidi rapporti con Jari Ingarao, tanto da fargli visita mentre si trovava agi arresti domiciliari. Il cantante avrebbe dovuto esibirsi in una delle serate in onore della Santa ma le polemiche seguite alla messa in onda, il 5 giugno 2019, di un programma televisivo nel corso del quale venivano espressi commenti "infelici" sui giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, aveva fatto saltare tutto.
Le indagini hanno pure accertato che la famiglia mafiosa di Borgo Vecchio ha organizzato, anche ai fini del sostentamento economico degli affiliati, di un florido traffico di sostanze stupefacenti. Angelo Monti aveva delegato al nipote Jari Massimiliano Ingarao l'intero settore delle attività illecite legate alle sostanze stupefacenti. Quest'ultimo, nonostante fosse sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, è riuscito a organizzare e coordinare tutte le attività funzionali al traffico, reperendo le sostanze stupefacenti, principalmente sul canale di fornitura con la Campania, e a rifornire le varie piazze di spaccio del quartiere, delegando, a seconda dei ruoli, i fratelli Gabriele e Danilo, Marilena Torregrossa, Carmelo Cangemi, Francesco Paolo Cina', Saverio D'Amico, Davide Di Salvo, Giuseppe Pietro Colantonio, Salvatore La Vardera, Francesco Mezzatesta, Giuseppe D'Angelo, Nicolo' Di Michele, Gaspare Giardina, Gianluca Altieri e Vincenzo Marino.
Infine l'operazione ha confermato, una volta di piu', la capacità di controllo capillare del territorio da parte degli affiliati. Infatti, qualsiasi attività illecita non puo' essere svolta all'interno del quartiere senza l'avallo di Cosa nostra e senza aver destinato parte degli utili alla cassa della famiglia della mafia. Non fanno eccezione i ladri di biciclette o di moto, i quali, oltre ad essere sottoposti alla prevista "autorizzazione'" devono anche destinare al clan mafioso parte dei proventi della ricettazione o della restituzione ai legittimi proprietari con il cosiddetto metodo del "cavallo di ritorno".