Lombardia in bilico su zona rossa: "Azioni rapide in aree a rischio per evitare lockdown"

L'assessora al Welfare Letizia Moratti: "Puntiamo su interventi in zone circoscritte e su vaccinazione reattiva. A Viggiù. Mede e Bollate i contagi sono calati"

Il governatore Attilio Fontana e l'assessora Letizia Moratti

Il governatore Attilio Fontana e l'assessora Letizia Moratti

Milano - A un anno dal primo lockdown in Lombardia, come nel resto del Paese, è ancora massima allerta per la diffusione di Covid-19. Da venerdì l'intera regione si è tinta di arancione scuro. Scongiurato (per ora) il passaggio in zona rossa. Ma l'andamento dei contagi (per giorni sopra la soglia di 5mila casi giornalieri) e la crescente pressione sugli ospedali non permettono di dormire sonni tranquilli. Basterà la zona arancione rafforzata? I prossimi giorni saranno decisivi. "Abbiamo cercato di mitigare la corsa del virus, per il contenimento e abbiamo visto diminuire la diffusione - ha detto oggi Letizia Moratti ospite di 'Mezz'ora i più " su Rai 3 -. Abbiamo favorito una vaccinazione reattiva che privilegia le zone più critiche. Accelerazione dei vaccini, mitigazione del rischio con controlli e interventi rapidi nei territori maggiormente a rischio ci hanno permesso di non entrare in zona rossa". Ci sono alcune aree sorvegliate speciali, in primis il Bresciano, dove da settimane i casi sono in esplosione. "Proprio oggi ho avuto una riunione per monitorare le zone di Brescia, Mantova e Cremona", ha aggiunto l'assessora del Welfare e vice presidentessa lombarda. In Lombardia "abbiamo cercato di mettere in atto un modello che ha due pilastri: la prima è mitigare la corsa del virus con azioni di contenimento circoscrivendo aree mirate. Dove lo abbiamo fatto, come a Viggiù e Bollate o Mede, abbiamo visto diminuire la diffusione del virus. Il secondo è una vaccinazione reattiva, rispettando il piano nazionale, privilegiando, assieme alle categorie prioritarie, le zone più critiche. Finora facendo così siamo riusciti a non entrare in zona rossa" 

Fondamentale, nella lotta al virus, è la campagna vaccinale. "La Lombardia in questo momento ha somministrato oltre 800 mila vaccini, ovviamente con le categorie previste nella fase 1, quelle da vaccinare con Pfizer e Moderna. Le percentuali di giacenze sono molto basse, circa il 17%" ha detto Moratti. "Abbiamo purtroppo visto delle disfunzioni nel nostro sistema - ha precisato ancora Moratti - Rispetto a questo, mi dispiace ma devo operare nell'interesse dei cittadini e ho voluto cambiare il sistema con quello delle Poste che entrerà in vigore tra dieci giorni". "Astrazeneca è stato consentito fino a qualche giorno fa solo ai 55 anni, poi i 65 anni, l'augurio è che si possa estendere. Abbiamo privilegiato delle categorie che potevano avere questo vaccino: i professori universitari e da lunedì partiamo anche con tutto il personale scolastico", ha aggiunto. In nodo è anche quello dell'approvvigionamento delle dosi. Moratti, in merito all'operato di Ursula Von der Leyen, si è detta "dispiaciuta e arrabbiata, sì. Mettiamola in positivo: sono molto contenta che il presidente Draghi grazie alla sua autorevolezza ha bloccato l'export di AstraZeneca in Australia". 

Apprezzamento al neo premier anche su un altro fronte. "La decisione del Governo Draghi di accentrare la regia nazionale rispetto ai territori penso sia giusta. Lo prevede la Costituzione. Io credo che per affrontare una pandemia come questa il ruolo dello Stato centrale deve essere prevalente".  "Abbiamo visto in questi mesi le Regioni prendere decisioni diverse le une dalle altre perché mancavano indicazioni chiare a livello centrale. Penso alle categorie da vaccinare, ad esempio. Adesso - ha aggiunto - non c'è stato un cambio in negativo, con il ministro Speranza e con il ministro Gelmini, anzi, c'è uno scambio costante. Penso anche al ruolo del generale Figliuolo, che sottolinea proprio la necessità di una figura centrale, ma anche di non lavorare a compartimenti stagni ma in maniera più condivisa".