
L'incendio all'ex Snia di Varedo
Milano - Più di tremila impianti per il trattamento dei rifiuti. Grandi inceneritori, enormi discariche, ma anche piccoli capannoni per lo stoccaggio sparsi nelle campagne o in anonime periferie. E i controlli spettano alle Province, indebolite dai tagli e dal trasferimento di personale dai tempi in cui erano giudicate inutili. L’emergenza sui rischi degli incendi in questo business miliardario finisce nella fotografia scattata dalla relazione della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti. Un’analisi dettagliata di casi sospetti, indagini penali e rapporti degli organi amministrativi, che racconta la situazione dal 2018 a oggi: 218 roghi principali, di cui 104 nel Nord Italia, fra i quali 32 (il 13%) hanno colpito la Lombardia, che si piazza per poco alle spalle del Piemonte, al 15% con 36 fuochi sospetti.
A spiegare le difficoltà di una regione che da sola gestisce 3.487.030 tonnellate di scarti, industriali e urbani, speciali e ordinari, è Arpa, l’agenzia regionale per l’ambiente, ascoltata dai deputati e dai senatori. "Abbiamo più di 3.100 impianti autorizzati a svolgere operazioni di recupero e smaltimento – hanno detto i tecnici – Fra questi, 279 svolgono esclusivamente attività di trattamento, quindi discariche, incenritori, impianti di recupero, e altri 140 sono aziende che hanno un’attività principale industriale ma che fanno anche smaltimento rifiuti, in particolare le fonderie". Un panorama complesso, ma - hanno aggiunto gli esperti Arpa - su queste strutture la competenza per i controlli non è loro, ma è in capo alle province. Le stesse svuotate di mezzi e personale dalle ultime riforme.
È sempre la Commissione parlamentare a riportare i dati lombardi sugli incendi che nell’ultimo periodo lasciano le mura dei capannoni e invadono le strade: "Abbiamo avuto un incremento dei roghi tra il 2016 e il 2017, un numero che è rimasto pressoché identico nel 2018. Nel 2019 sono diminuiti gli incendi di impianti di trattamento, ma contemporaneamente sono aumentati quelli di rifiuti abbandonati", ha riferito il direttore tecnico di Arpa, Maria Teresa Cazzaniga, ai parlamentari. Nel 2020 il numero è calato in generale, tornando a livelli che sono confrontabili a quelli del 2015. Uno dei pochi effetti positivi del Covid. Nella loro analisi, i commissari parlano di una Lombardia minacciata da due diversi scenari anomali. "Quello più frequente - si legge nella relazione - è rappresentato dai rifiuti abbandonati, e nei casi nei quali non siano ipotizzabili situazioni particolari, come nella contaminazione del suolo, la gestione è degli enti locali. Il secondo scenario, che sicuramente è quello più impattante, è rappresentato dagli incendi".
E qui, i numeri sono quelli già descritti: 32 casi in quattro anni. Molti seguiti da inchieste giudiziarie che spesso hanno svelato traffici illeciti. Non che i controlli manchino del tutto: nell’82% degli impianti andati in fumo, una visita ispettiva era stata fatta, magari qualche anno prima. Ma non sempre aveva evidenziato problemi. Di certo, le inchieste nate dai roghi hanno svelato una realtà complessa, come all’ex Snia di Varedo, dove ad andare in fumo pochi mesi fa sono state montagne di immondizia illegalmente stoccate e già precedentemente sequestrate. Ma nell’elenco stilato da Montecitorio ci sono anche vicende più lontane nel tempo e oscure, per le quali la magistratura ha dato un aggiornamento.
Esempi? Due su tutti. La serie di roghi che colpirono un impianto di trattamento a Bedizzole, nel Bresciano: tre fra il marzo e il maggio del 2017. Tutto finito in archivio, perché le indagini non portarono a nulla. Più fortunata fu la caccia dei magistrati per una serie di incendi fra Milano, Bruzzano, Cinisello, Senago e Novate, nello stesso periodo dei casi bresciani. Qui - scrivono i pm - il procedimento "ha consentito di svelare un traffico illecito di rifiuti nel quale è risultata coinvolta, tra le altre, la società di trattamento Polirecuperi nel cui impianto di Cornaredo era divampato un incendio a novembre 2016". Ma non tutte le inchieste finiscono con indagati o condanne.