"La Lombardia ha sempre inviato i dati giusti". Moratti: da Roma pregiudizi contro di noi

Dal caso zona rossa alla crisi economica, l’amarezza del neoassessore al Welfare. E sulla riforma: "Si farà, ma la libertà di scelta è un valore"

Letizia Moratti

Letizia Moratti

Milano, 26 gennaio 2021 - Primo: "I dati forniti erano corretti". Secondo: "Sbaglia chi non dialoga". Terzo, i problemi travalicano lo scontro sull’algoritmo. "Anche sul fronte dei vaccini ci sono decisioni che dipendono dal governo e sulle quali aspettiamo ancora di avere chiarezza", sottolinea Letizia Moratti. Decisa, in veste di vicepresidente della Regione e di assessore al Welfare, a non fare sconti a chi attacca la Lombardia. "Se siamo usciti dalla zona rossa è perché abbiamo chiesto di rivalutare i dati forniti e perché abbiamo scelto la strada del ricorso al Tar".

Il governo continua ad accusare la Regione. Chi ha sbagliato? "Sbaglia chi non vuole dialogare. Detto questo, ho studiato i dati e ho notato elementi non coerenti sia rispetto al numero dei contagiati ogni 100mila abitanti che al tasso di ospedalizzazione. I contagi erano inferiori di quelli di altre regioni e sotto la media nazionale. Ho chiesto un confronto col ministero e uno slittamento di 48 ore della decisione sulla zona rossa. Il ministro Roberto Speranza non l’ha concesso. E pretendeva, anzi, che ammettessimo che l’errore era nostro".

Vede anche lei, come il governatore Fontana, un pregiudizio sulla Lombardia? "Vedo che le modalità con le quali i ministri Speranza e Boccia continuano a ribaltare su di noi errori che non abbiamo commesso dimostrano l’esistenza di un pregiudizio e di un attacco ancora in corso. E lo dico con grande dispiacere, perché ho sempre lavorato con lo spirito della collaborazione istituzionale. Stavolta vedo che è difficile farlo".

Si aspettava un clima così rovente? "Sono amareggiata. Ritengo che una situazione straordinaria come questa dovrebbe essere gestita nell’interesse delle persone, con uno spirito da unità nazionale. È difficile spiegare ai cittadini chi ha torto e chi ha ragione: dovrebbero sapere che c’è unità d’intenti. E invece...".

I vaccini proseguono a rilento, l’incertezza regna sovrana: cosa dobbiamo aspettarci? "Il ritardo è grave. Purtroppo le modalità con le quali la Commissione europea ha contrattualizzato l’accordo con le case farmaceutiche ci impedisce di intervenire. Ci sono poi le decisioni che spettano al governo e anche qui ci sono ritardi. Per esempio sul piano di invio di personale da destinare alla vaccinazione. Abbiamo chiesto chiarezza sui tempi e le priorità delle categorie da vaccinare".

Cosa manca? "Dal governo è stato assicurato l’arrivo in Lombardia, fra gennaio e ottobre 2021, di 11.228 fra medici e infermieri per la somministrazione del vaccino. Ad oggi dei 21 assegnati di gennaio non è arrivato ancora nessuno".

Come sono i rapporti col commissario Arcuri? "Buoni, a livello istituzionale. Sappiamo delle sue difficoltà. Il commissario non ha tutte le leve per far rispettare il piano vaccini. Ma su alcuni punti ci aspettiamo una chiarezza diversa"

La crisi di governo sta minando la lotta al Covid? "Sicuramente sì. Le tensioni, lo stallo si riverberano sul Paese".

Con l’aggravante dell’emergenza economica. "La crisi economica si vince se la si combatte uniti. Per uscirne la chiave di volta è la vaccinazione. La priorità è avere i vaccini in numero sufficiente. L’Europa, che ha individuato 300 milioni di dosi, ci ha legato le mani, impedendo gli acquisti diretti".ù

Lei avrebbe comprato vaccini? "Sì, certo. Ma non posso".

Ha promesso attenzione alle fragilità. "Abbiamo previsto di vaccinare disabili, ospiti di centri per la riabilitazione. Vale sia per la fase 1bis che per la fase 2, che riguarda gli anziani dagli ottant’anni in su".

Il terzo settore come ha vissuto questo anno di pandemia? "Si è rivelato un elemento fondamentale nel sostenere le fragilità. E sono certa che lo resterà in futuro. Sul piano economico, la sofferenza c’è. L’auspicio è che la macchina non si fermi".ù

Al Pirellone è in gestazione una riforma sanitaria: cosa ha in mente di preciso? "Abbiamo bisogno di rafforzare la medicina territoriale, coinvolgendo i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta. Dobbiamo lavorare superando le barriere settoriali e puntando sulla prevenzione".

Si terrà conto dei suggerimenti di Agenas - i controllori della sanità regionale - e, in particolare, della proposta dell’Ats unica? "Terremo conto di tutti i contributi che arriveranno dalle forze sociali, dall’università, dai sindacati, dal terzo settore, dai sindaci del territorio. Bisogna partire dalla cura della persona. Che significa presa in carico, prevenzione, riabilitazione e ricerca. È un percorso integrato".

Come pensa di realizzarlo? Proseguendo con la presa in carico dei cronici? "Sicuramente sì. Non può essere una presa in carico ospedalocentrica. Deve essere una modalità diffusa sul territorio. Garantita, cioè, dai medici di base e da chi si occupa di specialità e da chi lavora all’accompagnamento del paziente. Inclusi psicologi e assistenti sociali. Bisogna curare la persona, non la malattia".

Ha detto che state esaminando il lavoro del comitato dei saggi. Quali sono gli step e i tempi della riforma? "Il percorso è già partito, siamo in fase di approfondimento. L’obiettivo è arrivare a una riforma completa. Non mi voglio dare tempi stretti".

Cosa funziona e cosa no, secondo lei, del cosiddetto modello lombardo? "Credo che il diritto di scelta del cittadino sia un valore. Per questo intendo mantenerlo e rafforzarlo. Pensando, però, a un ruolo più incisivo della Regione nella programmazione e nel controllo".

Mancano medici, nessuno li assume. Chi dovrebbe farlo? "Il governo. Stiamo segnalando i profili professionali che servono. Medici, infermieri, tecnici di laboratorio e di radiologia, biologi. Saranno le università a inviare l’elenco al Miur che, a sua volta, deve trasmetterlo al ministero della Salute".

Chi è stato determinante nel convincerla ad accettare quest’incarico in un momento così difficile? "Dopo la mia esperienza in Ubi Banca volevo prendermi un anno sabbatico. Ma il presidente Attilio Fontana mi ha chiamato e convinto a impegnarmi. Ho sempre pensato di poterlo fare se serviva la mia esperienza gestionale. Un momento così complesso lo richiede e solo per questo ho accettato".