NICOLA PALMA
Cronaca

Lavanderia negli ospedali lombardi, saltano quattro gare da 151 milioni: ecco perché

Stop del Tar ai maxi appalti dell’Azienda regionale per l’innovazione e gli acquisti (Aria) per l’affidamento del servizio di lavanolo (noleggio, sanificazione e gestione della biancheria) e lavanderia negli enti del Sistema sanitario regionale

La gara multilotto lanciata da Aria nel 2023 riguarda il servizio di lavanolo e lavanderia degli enti del Sistema sanitario lombardo

La gara multilotto lanciata da Aria nel 2023 riguarda il servizio di lavanolo e lavanderia degli enti del Sistema sanitario lombardo

Milano – Commissari non idonei. Errori di calcolo. E mancati controlli. Sono le motivazioni che hanno spinto il Tar ad annullare in due mesi quattro gare su otto del maxi appalto multilotto lanciato nel 2023 dall’Azienda regionale per l’innovazione e gli acquisti (Aria) per l’affidamento del servizio di lavanolo (noleggio, sanificazione e gestione della biancheria) e lavanderia negli enti del Sistema sanitario regionale. Sono saltate così aggiudicazioni per un valore di 150,8 milioni di euro, a fronte di un ammontare complessivo a base d’asta di 304,9 milioni.

In un caso, l’esclusione dell’azienda vincitrice e il contestuale subentro della seconda classificata ha chiuso il caso, a meno che non arrivi un’impugnazione in Consiglio di Stato; negli altri tre, la procedura dovrà essere ripetuta, alla luce dei rilievi messi nero su bianco dal Tribunale amministrativo.

Andando a ritroso, il primo verdetto della serie ha riguardato il lotto 6, relativo alle strutture sanitarie pubbliche della Città metropolitana di Milano (esclusi Irccs e Asst di Milano), e ha disposto l’immediato affidamento dell’appalto da 36,5 milioni ai ricorrenti di Adapta spa, originariamente quarti in graduatoria. I giudici hanno escluso dalla classifica il raggruppamento temporaneo d’imprese formato da So.Ge.Si. spa e Lavanderia Industriale Cipelli, motivando la decisione con un errato calcolo nella quotazione del costo della manodopera per il guardaroba all’Asst Rhodense: “Si basa su un numero di ore lavorative inferiore rispetto a quelle ritenute necessarie per svolgere la commessa in modo adeguato secondo la proposta negoziale”. Uno sbaglio di cui la commissione “non si è resa conto”.

Proprio sulla composizione della commissione e sulle competenze dei singoli commissari si sono concentrati i giudici chiamati a esprimersi sulla regolarità delle gare per i lotti 5 (appalto da 37,1 milioni aggiudicato a Servizi Ospedalieri spa per gli ospedali delle province di Monza Brianza, Lecco e Sondrio) e 7 (appalto da 34,5 milioni aggiudicato a Hospital Service per le strutture sanitarie delle province di Cremona e Mantova).

Entrambe le gare vanno rifatte. Perché? Stando a quanto emerge dalle motivazioni, l’organismo chiamato a valutare le offerte non era “munito, nel suo complesso, di idonea competenza”. Pur prendendo in considerazione “l’integrazione postuma” di Aria, che ha generato un’inevitabile difformità rispetto alle credenziali rese pubbliche e passati al setaccio dal responsabile unico del procedimento (Rup), i curricula di due commissari su tre non sono comunque sufficienti “a giustificare la competenza complessiva richiesta alla commissione”. Tradotto: solo uno aveva l’esperienza necessaria per esprimersi con cognizione di causa sullo “specifico settore oggetto dell’appalto”. Da qui l’illegittimità dell’atto di nomina dell’organismo, “in quanto affetto dal vizio di incompetenza”, e di tutti i provvedimenti adottati successivamente.

Una conclusione a cui sono giunti pure i giudici che si sono occupati dell’ultimo lotto (3) contestato, quello da 42,7 milioni per gli ospedali dell’area nord di Milano inizialmente affidato a Servizi Italia spa. Nel disporre l’esclusione degli aggiudicatari e una nuova procedura, i giudici hanno sottolineato la valutazione non corretta del Rup sul coinvolgimento di alcuni esponenti aziendali “in procedimenti penali pendenti dinanzi ai Tribunali di Modena, Cosenza e Roma”; senza contare l’omessa dichiarazione da parte di un manager di primo piano sull’esclusione da una gara precedente in Emilia-Romagna per “conflitto di interessi”.