In laghi e fiumi un tesoro da scoprire

L’archeologia subcque a riserva sorprese, parole del docente Filippo Avilia dello Iulm. Il Lario è il bacino più ricco e da valorizzare

I vigili del fuoco durante un’immersione nel lago di Como

I vigili del fuoco durante un’immersione nel lago di Como

Milano - L’archeologia subacquea e delle acque può regalare sorprese, anche in Lombardia. "Abbiamo un patrimonio di acque interne, che va dal ruscello, ai fiumi e ai laghi, che è eccezionale e va valorizzato. E non mancano i musei, grandi e piccoli, che custodiscono veri tesori". A guidare in questo viaggio è Filippo Avilia, docente di Archeologia subacquea dell’università Iulm. Si parte dal cuore del Lago di Como: a cinque metri di profondità, di fronte a Varenna, c’è il Cristo degli Abissi la statua bronzea di Roberto Pettinari posata nel luglio del 1998. "Elemento di attrazione per il turista subacqueo", spiega Avilia. Nelle acque del Lario è racchiusa anche la storia di un misterioso relitto, in fondo al lago da 101 anni: "È la famosa batisfera sperimentale inventata dall’ingegnere triestino Francesco Kalin, capace di raggiungere profondità impensabili al tempo – racconta l’esperto –. A causa di un incidente, in cui perse la vita anche un operatore, giace sul fondale, a 130 metri, con i resti di un’imbarcazione che volevano recuperare". Per decenni finì nell’oblio, per essere poi rintracciato e riscoperto nel 2011, con le fotografie dell’elica, dell’oblò e della base di appoggio, e con progetti di recupero affidati al futuro. «Ma l’archeologia delle acque è anche e soprattutto conoscenza del paesaggio e dell’impatto uomo-ambiente", sottolinea Avilia.

E si possono seguire le tracce dell’archeologia navale nei musei: scopriamo così che i maggiori musei della navigazione sono concentrati nel Nord Italia e che ogni regione è costellata da piccole collezioni civiche preziose. "Il bellissimo Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, fondato da Guido Ucelli nel 1953 raccoglie dati fondamentali per l’archeologia navale, a partire dal sommergibile Enrico Toti – ricorda il docente della Iulm – . Ma ci sono anche gioiellini spesso poco conosciuti, come il museo della Barca Lariana a Pianello del Lario". Che racconta due millenni di storia nautica. Era stato inaugurato nel 1978, è stato riaperto tre anni fa e - forte dei suoi 400 scafi storici raccolti, di oltre 300 motori e migliaia di oggetti - ha progetti ambiziosi. "Con lo sguardo sulle imbarcazioni locali conserva un patrimonio antropologico che spesso è sottovalutato", sottolinea Avilia. A Caravaggio, provincia di Bergamo, un’altra collezione regala sorprese: è il civico museo navale Ottorino Zibetti, che prende il nome da un esperto modellista navale, collezionista e cultore del mare.