Ai laghi lombardi manca la neve: due miliardi di metri cubi d’acqua in meno

Riserve idriche per 1,5 miliardi. Arpa: il manto nevoso di 680 milioni metri cubi è inferiore del 68% rispetto ai valori registrati tra il 2006 e il 2020

A Lecco il lago ha raggiunto livelli bassi come nei mesi di maggior siccità

A Lecco il lago ha raggiunto livelli bassi come nei mesi di maggior siccità

Milano - La Lombardia ha sempre più sete. Mancano all’appello almeno 2 miliardi di metri cubi d’acqua. È come se fosse stato prosciugato un quarto del lago di Iseo. Le riserve idriche complessive totali stimate ammontano attualmente a 1 miliardo e mezzo di metri, che sono il 55% in meno dei 3 miliardi e mezzo registrati mediamente negli ultimi quindici anni.

Le riserve idriche del bacino di Toce-Ticino-Verbano sono ridotte del 65%, dell’Adda e del Lario del 55%, del Brembo del 78%, del Serio del 67%, dell’Oglio del 65,7%, del Chiese del 47% nel Bresciano, della Sarca e del Mincio del 17%. Secondo gli esperti di Arpa, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, a mancare è soprattutto la neve: il manto nevoso è di 680 milioni di mc, il 68% dei 2 miliardi medi del periodo tra il 2006 e il 2021. In Val Gerola sono caduti in tutta la stagione 80 centimetri di neve, all’Aprica la metà, a Oga sopra Bormio 80, quando normalmente le nevicate sono almeno il doppio e durante le annate particolarmente bianche l’altezza della neve supera anche i tre metri e mezzo. La penuria di neve avrà pesanti ripercussioni soprattutto al momento del disgelo, quando tra l’altro c’è più bisogno di acqua per alimentare le centrali idroelettriche e irrigare i campi a valle. Per ora la situazione del livello di fiumi e laghi è tenuta sotto controllo grazie agli sbarramenti artificiali.

"Senza la diga di Olginate ad esempio il livello del lago di Como che in questo momento è 15 centimetri sotto lo 0 idrometrico, sarebbe sceso a -30 cm", conferma ad esempio Luigi Bertoli, direttore del Consorzio dell’Adda, i cui tecnici gestiscono lo sbarramento per regolare il deflusso del Lario. Non è la prima volta che succede: è già capitato pure di recente, nel 2019 o nel 2017, oppure più indietro, nel 1981 e nel 1976. "Gennaio o febbraio sono mesi siccitosi – prosegue il direttore del Consorzio dell’Adda, che ha sott’occhio tutti i dati meteo, di afflusso, deflusso e portate dal 1946 in poi –. Il problema però appunto non è che non stia piovendo, ma che non abbia nevicato. Solitamente nei mesi successivi la pioggia arriva, ma è meno facile da gestire per evitare possibili ondate di piena in caso di temporali". Già per lunedì e martedì è attesa un po’ di acqua dal cielo: "Escludendo questo episodio, tuttavia, non sono attesi altri apporti precipitativi", avvertono i meteorologi di Arpa.

Proprio per questo, in attesa di un cambiamento del tempo, l’oro blu viene utilizzato con molta parsimonia per non sprecarlo e gli sbarramenti restano chiusi, compresi quelli di molte centrali idroelettriche, nonostante la fame di energia.