Killer ’ndrangheta evaso, così Massimiliano Sestito si è arreso

Era riuscito a togliersi il braccialetto elettronico e a lasciare Milano Massimiliano Sestito. Un cerotto a coprire il neo non è bastato: "Fate quello che dovete fare"

Massimiliano Sestito, a sinistra

Massimiliano Sestito, a sinistra

Milano, 5 febbraio 2023 -  "Sei Massimiliano Sestito?" , la domanda di prammatica. "Fate quello che dovete fare...", la risposta rassegnata di chi sa che la corsa è finita. Sono le 18 di ieri, siamo nel piazzale della stazione di Sant’Anastasia della Circumvesuviana, in provincia di Napoli. C’è un uomo che sta aspettando un taxi: sembra tranquillo, ma all’improvviso si gira di scatto e prova ad allontanarsi a passo svelto. In un attimo, i carabinieri gli sono addosso: sanno benissimo chi è, anche se c’è un dettaglio che inizialmente non torna. Le foto segnaletiche del cinquantunenne evaso sei giorni fa da Pero mostrano un neo sulla guancia destra, di fianco al naso. I militari vanno subito a cercarlo con lo sguardo, ma non lo trovano. Perché? Il fuggitivo lo ha nascosto sotto un cerotto estetico color pelle, messo lì apposta per coprire una caratteristica fisica così evidente e riconoscibile. È lui: il killer della ’ndrangheta, l’esponente degli Iozzo-Chiefari già condannato a 30 anni per l’assassinio dell’appuntato Renato Lio (motivo di orgoglio in più per chi lo ha individuato e fermato) e a rischio ergastolo per l’omicidio del boss Vincenzo Femia.

Ed è proprio in vista dell’udienza di Cassazione – che si è svolta venerdì con sentenza rinviata al 28 febbraio – che Sestito ha deciso di evadere, strappando il braccialetto elettronico e sparendo nel nulla. Come nel 2013, quando era stato ammanettato sulla spiaggia di Palinuro, pure stavolta Sestito aveva deciso di rifugiarsi in Campania, potendo evidentemente contare su una rete di fiancheggiatori su cui ora si concentrerà l’inchiesta. I segugi della Catturandi del Nucleo investigativo di Milano, coordinati dal capitano Domenico Rana, hanno indagato senza sosta per 120 ore, col supporto nella prima fase dei colleghi della Compagnia di Rho e nelle battute finali di quelli della Catturandi di Napoli. Sestito è stato portato in caserma e poi in carcere a Secondigliano: con sé aveva 1.500 euro, un documento d’identità con la foto del fratello (che gli somiglia molto), chiavette usb, una memory card e un paio di santini in un portadocumenti. Stando a quanto risulta, a incastrarlo sono state le chiamate effettuate nei giorni che hanno preceduto l’evasione da un cellulare Brondi: i carabinieri sono riusciti a risalire a quel numero e a tracciarne i movimenti e il traffico generato; non intercettazioni classiche, quindi, bensì un lavoro di analisi dei dati per cercare di rintracciare il prima possibile il telefono e il suo proprietario.

Con ogni probabilità , Sestito si è mosso da Milano nelle prime ore, subito dopo essersi allontanato dall’appartamento di Pero che condivideva con il padre: l’ipotesi è che abbia utilizzato il treno per spostarsi verso Sud, anche se gli approfondimenti sulle tappe della fuga sono ancora in corso. "Complimenti all’Arma dei Carabinieri per la cattura di Massimiliano Sestito, pericoloso esponente della ‘ndrangheta evaso dagli arresti domiciliari lo scorso 30 gennaio", la dichiarazione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha anche sottolineato "l’importanza di un’operazione che ha consentito di interrompere in tempi brevi la latitanza del criminale già condannato a trenta anni per l’omicidio di un carabiniere e che era fuggito in attesa del verdetto della Cassazione per un altro omicidio".