
Preghiera islamica
Milano, 3 novembre 2016 - Una macelleria islamica che viene utilizzata anche come “centro di aggregazione’’, a Casalmaggiore, in provincia di Cremona, e un’associazione culturale onlus, a Sant’Angelo Lodigiano, che ospita il Ramadan e altre attività religiose. E, ancora, ad Azzano, in provincia di Bergamo, magazzini che non hanno nulla a che fare con stoccaggio delle merci ma sono «posti a valenza religiosa con la conseguente difficoltà a operare controlli». Le segnalazioni arrivano direttamente dalle Amministrazioni comunali che hanno aderito all’appello della Regione Lombardia che prova a tracciare una mappa dei «luoghi di culto mascherati da associazioni culturali islamiche» attivi su tutto il territorio. Luoghi che fioriscono con un tacito cambio d’uso, ma sono «privi di autorizzazioni».
Ebbene, fra le 664 risposte, dice l’assessore regionale al Territorio Viviana Beccalossi, «il 10 per cento segnala criticità sul proprio territorio». Dei 1.546 Comuni lombardi ha risposto il 40% e fra quelli meno “trasparenti’’, denuncia Palazzo Lombardia, c’è il Comune di Milano. Che alla Regione avrebbe inviato una laconica risposta segnalando «l’avvio del procedimento per la realizzazione del Piano delle attrezzature religiose». «Ci rimanda al Piano di governo del territorio senza indicare casi evidenti di moschee clandestine contro le quali lo stesso Comune di Milano è dichiarato parte civile in azioni legali promosse da privati cittadini», attacca Beccalossi.
Restando a Milano e hinterland, sul tavolo dell’assessore Beccalossi, che valuterà con il Governatore Maroni come utilizzare questi dati, anche il caso di Castano Primo. L’Amministrazione ha bloccato, questa estate, il progetto di un centro culturale che il sindaco sospettava dovesse diventare una moschea. Si potrebbe continuare con un elenco che non risparmia Cinisello Balsamo (criticità in via Frisia 11 e Matteotti 66) e Solaro. «Così come la maggior parte dei profughi non raccontano la verità e sono clandestini, senza alcun requisito per ottenere il diritto d’asilo, in Lombardia esistono molti luoghi di culto ‘mascherati’ da associazioni culturali islamiche in siti nei quali non esistono i presupposti amministrativi, urbanistici e di sicurezza per esercitare il culto», s’infervora l’assessore regionale al Territorio.
La legge regionale antimoschee, approvata dal Consiglio regionale nel 2015, rende molto difficile la costruzione di nuovi luoghi di culto ma non è certamente retroattiva. Legge che pur giudicata parzialmente anticostituzionale (degli 8 punti due sono illegittimi, aspetti che non hanno indebolito l’impianto di tipo urbanistico) è rimasta in vigore nel passaggio che impone l’approvazione da parte del Comune interessato alla realizzazione di luoghi di preghiera di «un piano per le attrezzature religiose», documento urbanistico con un iter lungo e assimilabile a quello di un Piano di governo del Territorio.
I 664 Comuni che hanno risposto alla mappatura regionale sono così sono suddivisi per provincia: Bergamo 92, Brescia 105, Como 51, Cremona 51, Lecco 39, Lodi 27, Mantova 30, Milano 66, Monza Brianza 25, Pavia 69, Sondrio 45, Varese 64. Tra questi i capoluoghi di provincia: Bergamo, Cremona, Lodi, Milano, Mantova, Monza, Pavia e Sondrio.