Fune logorata e controlli: la battaglia delle perizie per la tragedia del Mottarone

Si è concluso oggi l'incidente probatorio durato due mesi. Scontro fra i consulenti sui tempi di rottura del cavo traente della funivia crollata il 23 maggio 2021

L'ultimo atto dell'incidente probatorio sul disastro del Mottarone, che si è concluso oggi dopo due mesi di udienze al Tecnoparco di Verbania, è stato uno scontro fra i consulenti degli indagati sui tempi di rottura della fune.

La cabina della funivia del Mottarone. Nel riquadro il "forchettone"
La cabina della funivia del Mottarone. Nel riquadro il "forchettone"

Per Andrea Gruttadauria, docente di Metallurgia e al Politecnico di Milano, consulente della difesa dell'allora caposervizio della funivia Stresa-Mottarone Gabriele Tadini (da qualche mese in pensione), "almeno un anno prima del cedimento" della fune traente dell'impianto sarebbe stato possibile osservare quei segni di logoramento tra le cause della tragedia del 23 maggio 2021, quando la cabina numero 3 della funivia del  Mottarone è precipitata causando la morte di 14 persone con un solo sopravvissuto, il piccolo Eitan.

Parole che hanno provocato la reazione di Ferruccio Levi, consulente della difesa dei vertici di Leitner, società altoatesina che si occupava della manutenzione della funivia: "Troppe incertezze, dovute a una casistica troppo piccola, non consentono di valutare in maniera ingegneristica questo tempo e trarre conseguenze".

Nella perizia disposta dal gip Annalisa Palomba sulle cause del disastro i tecnici si erano limitati a scrivere che "il numero di giornate che occorrono per pervenire dalla rottura dei primi fili al collasso della fune ricade nell'intervallo compreso fra i 21 giorni ed i 5 anni". Schermaglie nell'ultima di otto udienze che hanno cristallizzato il lavoro - preceduto dalla complessa fase della raccolta e dell'analisi dei reperti sul campo - dei periti nominati dal gip e riuniti in due collegi paralleli, quello "delle cause" coordinato da Antonello De Luca, professore dell'università di Napoli Federico II, e quello informatico guidato da Paolo Reale, prof all'Università Uninettuno di Roma.

Ora la palla passa alla Procura di Verbania, che dovrà valutare valutare quanto emerso, eventualmente disponendo approfondimenti investigativi, definire le responsabilità e successivamente chiudere le indagini magari dopo una modifica del registro degli indagati, nel quale compaiono al momento 14 nomi, tra i quali quelli delle società Ferrovie del Mottarone e  Leitner.

"Credo - ha sottolineato la procuratrice di Verbania Olimpia Bossi - che lo scopo di far luce sulle cause della tragedia, che era l'obiettivo dell'incidente probatorio, sia stato raggiunto". La funivia è precipitata, emerge dalla perizia, "a causa del degrado della fune" traente, perché "in corrispondenza del punto di rottura il 68% circa dei fili presenta superfici di frattura che testimoniano una rottura per fatica corrosione ragionevolmente antecedente la precipitazione".

E una "corretta attuazione dei controlli avrebbe consentito di rilevare i segnali del degrado e sostituire la testa fusa". Ispezioni che "negli ultimi mesi non sono state effettuate" e di cui non c’è traccia in registri lacunosi e incompleti.  E la disattivazione dei freni d’emergenza al momento dell’incidente, preceduto da una serie di rumori anomali e allarmi inascoltati anche nei giorni precedenti, ha impedito di "bloccare in sicurezza la cabina sulla fune portante" per evitare la caduta.

Il semplice rispetto delle basilari norme di sicurezza, quindi, avrebbe potuto salvare 14 vite. Secondo l'avvocato Laura Bastia, rappresentante della famiglia di Roberta Pistolato, una delle vittime, "i risultati dal punto di vista probatorio sono granitici". L'avvocato Emanuele Zanalda, legale della zia del piccolo Eitan (il bambino è finito al centro di una battaglia fra due rami della famiglia: il nonno materno, Shmuel Peleg, ha patteggiato a Pavia un anno e 8 mesi di reclusione per il rapimento) ha aggiunto che "il tema degli allarmi e del momento a cui risalgono i primi ammaloramenti della fune non modificano le cause, che rimangono la presenza dei forchettoni e la rottura della fune traente". Intanto emergono le prime stime di quelli che potrebbero essere i risarcimenti destinati alle parti civili: potrebbe aggirarsi intorno ai 25 milioni di euro, una cifra da suddividere tra i familiari delle 14 persone morte durante una tranquilla gita domenicale sul monte affacciato sul lago Maggiore.