
Piero Macchi, imprenditore (Newpress)
Bodio Lomnago (Varese), 10 gennaio 2016 - "Piero Macchi era una grande persona: ha lasciato un ricordo indelebile nella comunità aziendale. Si dedicava con passione e tenacia al suo lavoro. E non trascurava mai le nostre esigenze. Questo è stato il suo ultimo regalo, la dimostrazione che ci ha sempre considerati una famiglia". Parola di un dipendente della Enoplastic che, con i colleghi, si è ritrovato con un dono inatteso in busta paga: un milione e mezzo totale elargito dall’industriale scomparso nel luglio scorso a 87 anni. "Tutti – dice un altro dei lavoratori – volevano essere assunti alla Enoplastic, perché sapevano di avere un futuro garantito e di poter coronare i sogni di una vita". A Bodio Lomnago, paese di poco più di duemila abitanti affacciato sul lago di Varese, il ricordo del patron è ancora vivo. Nei dipendenti beneficiati dal testamento, l’emozione è palpabile. "Chi ha ricevuto mille euro, chi duemila, chi 6.200", spiegano gli operai ancora increduli ai microfoni. Macchi ha speso una vita a sostegno dei lavoratori, che considerava figli, quasi fosse un Adriano Olivetti del Varesotto.
L'ultimo suo regalo è stato un milione e mezzo di euro nello stipendio pagato a inizio gennaio. Il denaro è stato distribuito in somme variabili seguendo il criterio dell’anzianità. Come a dire: a ciascuno il suo, come si conviene in una famiglia allargata e seguendo un codice etico rigoroso. Un gesto generoso, accompagnato da una lettera della moglie Carla, che è stata al suo fianco 65 anni, e dal sapore fortemente simbolico visto che è arrivato a Natale. Per molti abitanti di Bodio Lomnago la Enoplastic è una moderna Eldorado. Nata nel 1957, e da sempre all’avanguardia nella produzione di capsule, tappi e delle chiusure innovative per l’industria enologica, oggi vanta 280 dipendenti al lavoro su 150 macchinari ma si fa rispettare anche all’estero, con quattro filiali in Spagna, Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti. Ora il testimone è passato alla figlia Giovanna, che con la madre è stata esecutrice fedele delle ultime volontà testamentarie del padre. "Il suo gesto non mi sorprende, era un uomo di grande umanità – ricorda Giuseppe Ambrosetti, ingegnere che per 35 anni ha collaborato con Piero Macchi in un’azienda direttamente legata alla 'casa madre' –. Aveva capito prima di tutti che il successo si costruisce partendo dalle persone. Lo ricordo come un grande amico. Anche se poteva apparire burbero per via della sua stazza impressionante, aveva un grande cuore e pensava agli altri, in particolare i suoi lavoratori, prima che a sé, come farebbe un gigante buono".