GIULIO MOLA
Cronaca

Ilaria D'Amico: basta violenze, i vostri figli vi guardano

L’appello della conduttrice tv,madre di Pietro, 12 anni, un passato all’Urania "Che bello quando il coach ci convocò dicendo: “Se fischiate i rivali, ritiro la squadra dal campo“"

Ilaria D'Amico

Milano, 22 ottobre 2022 - 

Ilaria D’Amico, lontano dal suo ambito lavorativo lei fa parte della categoria di mamme sugli spalti a tifare per i propri figli. Quanto le danno fastidio i genitori-ultras?

"Tanto. Più che “fenomeno“ parlerei di sottocultura, legata ad un’idea opposta a quella che dovrebbe trasmettere lo sport. Valori come merito, rispetto reciproco, aiuto, fair play. Che vuol dire avere un atteggiamento leale, corretto ed educato nei confronti di tutti, non solo degli avversari. Spesso ci si dimentica di tutto ciò, anche di dimostrare sul campo il proprio valore".

Da mamma avrà condiviso esperienze con altri genitori...

"Mio figlio Pietro ha 12 anni, da poco gioca a calcio dopo aver praticato sempre basket. Anche per me è stata un’esperienza meravigliosa capitare in una società come l’Urania di Milano, che non solo insegna benissimo la pallacanestro ai ragazzi ma trasmette a tutti i veri valori dello sport. Poi certo, ci sono genitori fantastici con cui ho condiviso aperitivi e trasferte, ma la vera “lezione“ ce l’ha data coach Nino Petrosino con il dirigente Giuseppe Pizzo".

Ci racconti pure...

"Un lunedì mattina ci arriva una mail dalla società dove si invitavano i genitori a presentarsi il pomeriggio. Non sapevamo se fossero importanti comunicazioni, credevamo si trattasse di qualcosa riguardante i nostri bambini di 10 anni. Andammo tutti negli spogliatoi, lì allenatore e dirigente furono chiari: “Ieri in trasferta è successa una cosa gravissima, dalla tribuna è partito un fischio mentre un bimbo avversario batteva un tiro libero“. In realtà noi genitori non ricordavamo quell’episodio, ma l’allenatore aggiunse: “Non deve più acccadere, altrimenti la prossima volta ritiro la squadra. All’Urania insegniamo basket e ad essere brave persone che capiscono il rispetto. Se voi genitori non siete della stessa idea portate via i ragazzi“".

Quale fu la sua reazione?

"Ero commossa per le parole bellissime. La lezione da parte di una società giovanile, grazie all’allenatore pose definitivamente le basi per la crescita di genitori e figli. L’Urania non era solo una scuola di basket, ma lì si insegnava ai ragazzi e a noi a diventare persone educate".

Purtroppo la realtà dice che sugli spalti succede di tutto...

"Quello che le ho raccontato andrebbe riportato su tutti i campi di calcio, prendendo i genitori. Perché per i ragazzi avere papà e mamme che si picchiano in tribuna è un esempio drammatico di sottocultura, come se davvero il mondo fosse fatto così, col retropensiero che se l’arbitro ti ha fischiato un fallo è contro di te".

Serve un lavaggio di cervelli...

"Andrebbe spiegato bene il senso della sconfitta perché così si eviterebbe di creare la cultura dell’alibi. Se le cose vanno male non può essere sempre colpa degli altri, perché un atteggiamento del genere deresponsabilizza e crea il “non rispetto“. Quei valori si imparano a casa, guardandosi allo specchio".

Cosa dice a suo figlio Pietro?

"Gli ricordo quel messaggio che ci ha trasmesso il suo ex allenatore. Basta, non è più possibile immaginare gli spalti come luogo per sfogare gli istinti peggiori, ci sono gli occhi di tuo figlio che ti guardano. Se ti comporti da bestia non potrai aspettarti che il ragazzo faccia diversamente".