Il primo a fare la sua apparizione è Gaspare. Lo troviamo nel 1862 mentre mesce fiori, spezie e bucce d’agrumi nel suo laboratorio da liquorista. Poi il sogno di inventare, raggiunta la moderna Milano, qualcosa che non esiste: il bitter perfetto, che piaccia a signore raffinate, intellettuali e uomini di mondo. Nasce il Bitter Campari e l’epopea di un’azienda che, da laboratorio artigianale di famiglia, è diventata leader del beverage con una storia di oltre 150 anni. Storia che viene raccontata nel romanzo di Silvia Cinelli “L’elisir dei sogni. La saga dei Campari” (Rizzoli). "Il libro si chiude con l’inaugurazione dello stabilimento di Sesto San Giovanni nel 1904 e il passaggio alla grande industria. Alla storia reale della società ho unito quella della famiglia, attingendo alla fantasia". Ampio spazio viene dato al figlio Davide, "chiamato Modestino dagli amici, perché consapevole del suo valore, che faceva un po’ pesare", ma anche a Letizia "la rossa", moglie del patron che nel 1882, con l’improvvisa morte di Gaspare, si ritrova a fare da reggente all’azienda prima di consegnarla nelle mani del figlio. Cronaca e fiction mixati con le note di lampone del Cordial Campari, i caffè frequentati dai musicisti della Scala, i primi venti delle proteste che avrebbero scosso Milano. Laura Lana
CronacaIl bitter che fa storia. La saga dei Campari diventa un romanzo